La resistenza di Taiwan
Pechino non si fermerà a Hong Kong. Per questo l’alleanza democratica deve rafforzarsi. Parla l’ambasciatore Andrea Sing-Ying Lee
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Roma. Il sogno di Hong Kong è finito, e Pechino ha vinto. Ma la comunità internazionale può fare ancora qualcosa. Esistono degli strumenti, come le sanzioni internazionali, che possono mandare un messaggio chiaro al Partito comunista cinese. E poi c’è una scelta di campo, più ideologica: per esempio riconoscere e ascoltare quel pezzo di Asia che è rimasto fieramente democratico per oltre settant’anni, nonostante la costante minaccia cinese: Taiwan, l’isola di Formosa che Pechino rivendica come suo territorio.
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- Giulia Pompili
È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.