La reporter di Oan, Chanel Rion (foto LaPresse)

Cosa ci trova Trump in una tv piccolissima e arrabbiatissima (occhio ai russi)

Eugenio Cau

Il trio tra il presidente, Fox e la nuova amante Oan

Milano. Quando Donald Trump è scontento di qualcuno o di qualcosa, il suo primo impulso è scartarlo per passare a un nuovo amore, si tratti di un segretario di stato poco compiacente o di una rete televisiva da promuovere e twittare. Quando si parla di tv, fino a poco tempo fa il cuore di Trump era tutto per Fox News, l’emittente conservatrice della famiglia Murdoch, e l’amore era ricambiato. Ma Trump è esigente, le prove di fedeltà non gli bastano mai, e Fox per lui non è abbastanza aggressiva, non è pronta a tutto come la vorrebbe (anche se è stata pronta a molto, in questi anni). Trump ha cominciato a criticarla un anno fa, ma ha intensificato di recente (“Fox is lost!!!”, ha twittato tre giorni fa), e ha raddoppiato gli elogi al suo nuovo amore, One America News Network (Oan), fondata nel 2013 dall’imprenditore Robert Herring. Se non avete mai sentito parlare di Oan è perché praticamente non esiste. Un anno fa, al tempo dell’ultima rilevazione Nielsen, durata un mese e riferita soltanto ad alcune aree metropolitane americane, Oan aveva 14 mila spettatori contro i 630 mila di Fox. Il suo sito internet a marzo di quest’anno aveva un milione di visitatori mensili, contro i 135 di Fox e i 184 di Cnn. La qualità della produzione di Oan, ha scritto la Cnn, ricorda quella di una tv amatoriale, e lo stesso vale per il sito, che sembra un blog poco sofisticato. Oan non ha nemmeno abbastanza materiale video per riempire la giornata, visto che buona parte dei suoi servizi è fornita da agenzie come Reuters, e reimpacchettati. Ma i pochi servizi che Oan realizza da sé sono così ubertrumpiani che il presidente non può resistere: li ritwitta e Oan, che è un microbo dal punto di vista del mercato dei media americano, finisce per giocarsela alla pari con i giganti.

 

Una giornalista di Oan, Chanel Rion, ha anche ottenuto inopinatamente un posto nella sala stampa della Casa Bianca, da dove fa domande una più carezzevole dell’altra. In questi mesi di coronavirus, Rion si è rifiutata di indossare la mascherina e di mantenere le distanze, tanto che l’associazione dei corrispondenti (Whca) le ha tolto la sua sedia in sala stampa per violazioni palesi. Ma la Whca controlla i posti in sala stampa, non l’accesso fisico, e grazie alla compiacenza dell’Amministrazione Rion ha continuato a partecipare alle conferenze stampa, senza mascherina. La copertura giornalistica di Oan crea preoccupazione perché non è soltanto di parte – a quello siamo abituati, lo è Fox News a destra come Msnbc a sinistra. Il problema è che Oan non si fa scrupoli a diffondere falsità e teorie del complotto. Dopo che Donald Trump si è lamentato dei sondaggi sfavorevoli, Oan gliene ha promesso uno migliore. Quando la polizia di Buffalo ha spinto per terra il 75enne Martin Gugino, fratturandogli il cranio, è stata Oan a fare un servizio in cui si sosteneva senza prove che il vecchietto fosse un “provocatore Antifa” – e Trump ha twittato tutto. Il giornalista che parla durante il servizio, Kristian Rouz, ha un marcato accento russo e lavora anche per Sputnik, network di propaganda di proprietà del Cremlino. Oan riprende spesso e volentieri la propaganda russa, la Rion è stata in Ucraina con Rudy Giuliani, l’avvocato di Trump, mentre questi cercava informazioni contro Joe Biden, e sostiene di aver trovato registrazioni incriminanti contro il candidato democratico che però nessuno ha sentito. Prima di lavorare per Oan, la Rion era un’illustratrice stile Marione (il vignettista amato dall’ala dura del M5s), e ha pubblicato almeno una vignetta in cui George Soros è raffigurato con i cliché dell’antisemitismo. Uno dei suoi colleghi più in vista, Jack Posobiec, è il massimo propagandista del Pizzagate, una teoria del complotto delirante secondo cui Hillary Clinton avrebbe gestito un racket di pedofilia da una pizzeria di Washington (finì con uno sciroccato che entrò sparando nella suddetta pizzeria, piena di famiglie che cenavano, per fortuna non si fece male nessuno). Insomma, Oan sarebbe una gabbia di complottisti irrilevanti con brutti collegamenti al Cremlino, se solo il presidente degli Stati Uniti non li facesse passare per una rete televisiva vera, preparandosi alle elezioni di novembre.

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.