Militari russi sanificano la residenza per anziani Rsa Honegger di Albino, in provincia di Bergamo (foto LaPresse)

Storia di due missioni

Daniele Raineri

Nell’ora più buia l’intervento russo in Italia ci ha aiutato meno dei tedeschi, ma non ditelo sui social

Roma. Quando è scoppiata la crisi del Covid-19 in Italia un tema molto ricorrente è stato che i vicini europei non hanno aiutato il nostro paese nella sua ora più terribile mentre invece nazioni lontane ci hanno soccorso. Il governo di Mosca ha montato un’operazione di soccorso spettacolare chiamata “Dalla Russia con amore” che ha visto arrivare diciassette aerei cargo carichi di aiuti e circa cento militari – con i loro veicoli – che hanno disinfettato edifici e strade. Come talvolta accade, quello che ci sembrava non era quello che succedeva in realtà. Il governo russo ha fatto in Italia una gigantesca operazione di marketing politico per conquistare consenso nell’opinione pubblica, ma lo scopo del marketing è più la visibilità che la sostanza. Secondo l’agenzia Ansa i russi hanno portato in Italia novanta respiratori, che sono le macchine usate nei reparti di terapia intensiva per salvare la vita ai pazienti (per il Corriere invece sono centocinquanta). Nello stesso periodo il governo di Berlino mandava in Italia almeno cento respiratori e materiale medico di protezione – incluse ottocentomila mascherine. Inoltre i tedeschi hanno messo a disposizione centosette letti nei reparti di terapia intensiva dei loro ospedali – hanno fatto la stessa cosa anche per pazienti francesi e spagnoli, ma la quota riservata agli italiani era più alta perché il nostro paese era in una situazione più critica. Avere un posto in terapia intensiva vuol dire anche avere a disposizione medici e infermieri e non è scontato considerato che a un certo punto della crisi in Italia si temeva che i posti potessero finire. E poiché i letti sono gestiti dalle regioni, per un lombardo era più facile farsi curare in Germania che nel Veneto. Dei trasporti dei malati italiani intubati si sono occupati i militari tedeschi. Vale la pena notare che anche in Germania i posti letto nelle terapie intensive sono gestiti da ciascun Land quindi non si è trattata di un’operazione del governo federale, ma di iniziative di regioni come la Sassonia e la Baviera che volevano dare una mano. Ma gli aerei russi erano accolti all’aeroporto dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, collegato in diretta su Rai 1, mentre per gli aiuti tedeschi c’erano tweet di ringraziamento da parte dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Era un problema di percezione.

 

 

C’è poi la questione dell’affidabilità dei respiratori. Almeno trenta di quelli russi fanno parte di un lotto che è stato dichiarato pericoloso. Quel modello di respiratore ha un difetto di fabbricazione che può provocare incendi ed è già successo almeno due volte, in due ospedali a San Pietroburgo e a Mosca. Nei roghi sono morte sei persone e l’uso dei respiratori è stato sospeso per cautela. Il problema riguarda anche i respiratori mandati dalla Russia in America (venduti, non donati). Sono considerati rischiosi e quindi sono stati rispediti indietro.

 

La grande differenza di visibilità tra l’operazione russa e gli aiuti tedeschi allora sarebbe dovuta alla presenza dei militari russi, che con i loro veicoli occupavano la maggior parte dello spazio a bordo degli aerei cargo atterrati in Italia. Secondo il ministero della Difesa russa i militari in Italia hanno disinfettato un milione e centomila metri quadri di spazio dentro a più di cento edifici, ma poiché non sappiamo ancora chi ha pagato i voli russi – il costo è mezzo milione di euro come minimo – e sappiamo che lo stesso lavoro poteva essere fatto da ditte private italiane per trecentomila euro e anche meno, viene da chiedersi se l’operazione sia stata conveniente per noi.

 

Gli aiuti dei singoli Land tedeschi sono cominciati per iniziativa di un politico del partito Cdu, Marian Wendt, che orripilato dal blocco delle mascherine all’inizio della crisi – quando tutti gli stati europei facevano leggi d’emergenza per non vendere materiale sanitario all’estero – decise di lanciare una campagna di aiuti per l’Italia a partire dalla sua regione, la Sassonia. A proposito degli aiuti cinesi e russi Wendt disse subito, già a marzo, che “sono fatti con lo scopo di dividere l’Unione europea”. E’ probabile che il bilancio finale dal punto di vista pratico penda dalla parte di Wendt, ma non quello della percezione. Oggi un sondaggio con la domanda “chi ha fatto di più per l’Italia durante la crisi, la Russia o la Germania?” darebbe per risultato la Russia. 

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)