La versione (complottista) di Ghosn

L'ex numero uno di Nissan-Renault parla delle accuse contro di lui e della fuga dal Giappone: “Vi ricordate cosa accadde a Pearl Harbor? Il mio arresto è stato un colpo preparato”

Mauro Zanon

Parigi. “Perché vengo trattato come un terrorista in Giappone?”. È iniziata alle 14.01 ed è finita alle 16.25 la conferenza stampa pirotecnica, al Press Club di Beirut, di Carlos Ghosn, l’ex pdg di Nissan-Renault fuggito da Tokyo nascosto in una custodia per strumenti musicali, e sbarcato in Libano, nel suo Libano, lo scorso 30 dicembre, dopo mesi di prigionia, interrogatori in condizioni borderline e il divieto di vedere i propri cari, a partire dalla moglie, Carole, colei che è sospettata di essere il “cervello dell’esfiltrazione”.

 

Davanti a 150 giornalisti, anche quelli giapponesi (pochi, certo, perché “abbiamo deciso di non dare l’accredito a quelli che stanno dalla parte del procuratore”, si è giustificato Ghosn), l’ex imperatore dell’industria automobilistica ha detto che non aveva altra scelta per proteggere sé stesso e la sua famiglia se non quella di fuggire, denunciando la “collusione” tra Nissan e la procura giapponese, che volevano “farlo fuori”.

 

“Non sono fuggito dalla giustizia, ma dall’ingiustizia e dalla persecuzione dopo quattrocento giorni di prigionia”, ha tuonato Ghosn in inglese, dopo un preambolo in francese e in arabo. Il suo arresto, nel novembre del 2018, è stato un “colpo preparato”, ha attaccato Ghosn, aggiungendo di essere stato totalmente sorpreso quando è stato preso di forza dalle autorità giapponesi dopo essere sceso dal suo jet privato. “Avete visto Pearl Harbor, vi ricordate cosa accadde a Pearl Harbor?”, ha detto ai giornalisti paragonando l’attacco a sorpresa della base navale americana da parte delle forze giapponesi nel 1941 al suo arresto improvviso.

 

“Il supplizio che ho vissuto in questi quattordici mesi è il frutto di un manipolo di individui che lavorano per Nissan senza scrupoli”, ha dichiarato Ghosn. La scorsa settimana, aveva promesso di svelare i nomi che hanno ordito il “complotto”, e così è stato: “Chi faceva parte di questo complotto? Con ogni evidenza Saikawa (l’ex ad di Nissan, spinto alle dimissioni per aver percepito compensi in eccesso rispetto a quanto gli spettava, ndr), Hari Nada (ex braccio destro di Ghosn, ndr) e Onuma (responsabile della segreteria presso Nissan, ndr). Ma ci sono anche altre persone. Toyoda, membro del consiglio di amministrazione, che era il legame tra il consiglio di Nissan e le autorità.

 

L’ex magnate dell’automobile ha tenuto a precisare che il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, non è “implicato”. Dietro il “complotto” – parola che ha pronunciato più volte durante la conferenza stampa – secondo Ghosn ci sono due motivi, legati alla fusione tra la casa automobilistica giapponese e quella francese. Il primo è legato al calo dei profitti di Nissan all’inizio del 2017, fatto che ha creato “nervosismo nella squadra del nuovo pdg giapponese di Nissan”, ma anche “frustrazione e sfiducia da parte dei nostri colleghi giapponesi”, ha specificato Ghosn, dicendosi tradito dal paese che ha “servito per 17 anni”, facendo guadagnare alla casa automobilistica nipponica, che era destinata al fallimento, “oltre 20 miliardi di dollari”.

 

Il secondo motivo coincide, secondo Ghosn, con la legge francese Florange, che impediva a Nissan, in possesso del 50 per cento delle azioni Renault, di avere diritto di voto, mentre Renault l’aveva in Nissan. Ghosn sperava che sia i giapponesi, sia gli europei fossero “fieri” dell’alleanza, e per questo lavorava senza sosta per integrare le due imprese. Ma la sua posizione, dal punto di vista giapponese, suscitava scetticismo. Sulle accuse di malversazioni finanziarie, per le quali la giustizia nipponica era intenzionata a processarlo il prossimo aprile, ha detto che sono “senza fondamento”.

 

“Queste accuse non sono vere e io non avrei mai dovuto essere arrestato, non ho capito per cosa sono stato accusato e sono qui per ripulire il mio nome”, ha dichiarato Ghosn. L’ex boss di Nissan-Renault ha poi denunciato le condizioni di detenzione in Giappone, una “farsa” contro i diritti umani e la dignità. “La mia detenzione è stata condotta al di fuori delle regole delle Nazioni unite (…) Sono stato interrogato per otto ore al giorno senza la presenza di un avvocato”, ha affermato Ghosn. Riguardo a Nissan-Renault, l’ex pdg con tre nazionalità, libanese, francese e brasiliana, ha detto che stava lavorando a una grande fusione con Fca, punzecchiando chi lo ha succeduto per l’occasione persa. “Stavo negoziando già nel 2017 con Fiat Chrysler Automobiles, parlavo direttamente con John Elkann, mentre adesso non c’è più una direzione strategica e hanno perso quello che non si doveva perdere. Alla fine Fca ha fatto la fusione con Psa. Ma come si fa a perdere l’opportunità di fondersi con Fiat Chrysler, di diventare il numero uno mondiale dell’industria, quando sono loro a venirtelo a chiedere e sei totalmente complementare? È incredibile che sia accaduto”. Sulla sua fuga, invece, ha preferito non fornire alcun dettaglio. Con Netflix, ha assicurato, non ha firmato alcun contratto di esclusiva per la cessione dei diritti della sua storia. Come a dire: si faccia avanti il miglior offerente, perché la mia è una storia spettacolare.

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