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L'idea di una nuova destra di ex sarkozisti pazzi della nipotina Le Pen

Mauro Zanon

Il progetto di Zemmour e Buisson per riorganizzare i conservatori francesi in una piattaforma, politica e metapolitica

Parigi. “I Républicains sono usciti dalla storia”, ha tuonato Patrick Buisson dietro i suoi inconfondibili occhialetti tondi, e “la scelta di Bellamy è stata disastrosa”, ha aggiunto con sdegno, mentre pronunciava il nome dell’ex capolista alle europee del partito gollista, che ha registrato il risultato più nefasto della storia della droite. È una sentenza spietata quella di Buisson, eminenza grigia del conservatorismo francese, che è tornato ad alzare la voce dopo anni di discrezione e manovre dietro le quinte, dopo un libro cattivissimo su Nicolas Sarkozy, di cui fu consigliere nel 2012, e dopo un pranzo segreto con Marion Maréchal, la sua favorita della famiglia Le Pen, avvenuto nell’aprile dello scorso anno, dove per la prima volta si parlò della “passerelle”, del sogno di unire le destre in un grande contenitore sovranista e identitario.

 

Il momento è propizio per accelerare la ricomposizione della destra, ora che i Républicains sono a pezzi, senza un brandello di idea da dove ripartire e soprattutto senza leader (il Figaro ha raccontato “i dieci giorni che hanno fatto esplodere la destra” e l’ennesima “guerra dei capi” che si profila all’orizzonte per provare a risollevare il cadavere gollista). E infatti, Buisson si è rimesso al lavoro, a riunire le grandi menti dell’intellighenzia di destra delusi dalla sconfitta di Marine Le Pen alle ultime presidenziali, a macinare idee e a organizzare incontri a porte chiuse per capire come rispondere al macronismo: come provare a sconfiggerlo nel 2022.

 

Il settimanale Point, a inizio giugno, ha lanciato la bomba: Buisson starebbe preparando una piattaforma politica e metapolitica assieme al giornalista star del Figaro Eric Zemmour, autore del bestseller “Il suicidio francese”. E la conferma che l’austero consigliere si stia adoperando in questo senso è arrivata dallo stesso Zemmour. “Con Buisson facciamo diverse riflessioni (…) Cerchiamo di incontrare delle persone interessate alle nostre idee, per riflettere su qualcosa di più strutturato. Cerchiamo di trovare un’alternativa alla vittoria annunciata di Macron”, ha dichiarato Zemmour al settimanale Marianne. Buisson vede in lui il trait d’union capace di saldare la borghesia conservatrice e le classi popolari, di radunare i delusi dei Républicains, del Rassemblement national e anche della France insoumise di Mélenchon sotto lo stesso tetto, anche se Zemmour, per ora, dice di non essere “candidato a nulla” (intervista di ieri al Parisien). Di certo, è il ritorno in scena dei pentiti del sarkozysmo, che avevano creduto, sbagliandosi, nell’avvocato di origini ungheresi che parlava a tutti e non solo ai salotti del Tout-Paris, il ritorno delle teste pensanti del conservatorismo, la “destra dura”, come l’ha definita il Parisien, che vuole risalire sul gradino più alto della République.

 

Buisson e Zemmour non hanno mai avuto una buona opinione di Marine Le Pen: le hanno sempre preferito la nipotina, Marion (lo scorso anno, l’attuale direttrice dell’Issep di Lione, disse di appartenere alla “destra Buisson”). Ma è la leader del Rassemblement national, delle due, a essere la più dinamica negli ultimi tempi. Ringalluzzita dalla scommessa vinta con Jordan Bardella, appena promosso vicepresidente dopo la vittoria da capolista alle elezioni europee, si sta attivando per attrarre verso il suo partito la corrente identitaria dei Républicains, attraverso il dissidente Thierry Mariani, ex ministro e sarkozysta di ferro. 

 

La Le Pen, in vista delle elezioni amministrative del prossimo anno, punta a creare una formazione satellite sul modello di “Agir”, la destra Macron-compatibile che riunisce i liberali fuoriusciti dai Républicains. All’Assemblea nazionale, spetta a Emmanuel Ménard, moglie del sindaco di Béziers Robert, il compito di costruire ponti tra il Rassemblement national e i Républicains. Nei circoli conservatori, l’idea dell’unione delle destre fa strage di cuori. Resta però da capire chi sarà il leader in grado di mettere tutti d’accordo.