Fernando Albán

Cosa si sa sulla misteriosa morte del sospetto attentatore di Maduro

Maurizio Stefanini

Suicidio o tortura? Fernando Albán è stato arrestato dai servizi segreti del regime venezuelano. Dopo qualche ora è volato da una finestra del palazzo dove lo stavano interrogando

Accusato del misterioso attentato al presidente venezuelano Nicolas Maduro, arrestato, interrogato, volato giù da dieci piani in circostanze misteriose. Secondo il governo di Caracas, quello di Fernando Albán Salazar è stato un suicidio. Secondo l’opposizione, è stato un brutale omicidio. “Lo hanno ammazzato con le torture e poi lo hanno buttato di sotto per cancellare le tracce”, è quello che ha detto subito la gente accorsa.

   

 

Anche l’Organizzazione degli Stati americani la pensa allo stesso modo. “Condanniamo la morte di Fernando Albán, responsabilità diretta di un regime torturatore e omicida”, ha detto il segretario Luis Almagro via Twitter.

  

 

“La sera di venerdì 5 ottobre funzionari del Sebin (i servizi segreti del regime venezuelano, ndr) hanno sequestrato all’aeroporto internazionale Simón Bolivar il consigliere del Municipio Libertador, Fernando Albán”, denunciava appunto la sera di venerdì Primero Justicia: il partito dell’opposizione venezuelana di cui Fernando Albán Salazar era esponente. Una notizia inquietante proprio perché il Servicio Bolivariano de Inteligencia Nacional, agenzia di intelligence e polizia allo stesso tempo, ha nel Venezuela di oggi lo stesso tipo di immagine che poteva avere la Gestapo durante il nazismo. “Fernando Albán 19 ore desaparecido dalla dittatura di Maduro”, dava l’allarme un altro comunicato di Primero Justicia del 6 ottobre, mentre il cardinale Jorge Liberato Urosa Savino lanciava un appello accorato.

  

 

C’erano state anche manifestazioni, nel corso delle quali era stato denunciato come sia il luogo della detenzione sia la stessa detenzione erano tenute segrete. Dell’arresto si sapeva solo perché Albán aveva fatto in tempo a segnalarlo via Whatsapp. Del luogo dove si trovava si è infine saputo la sera di lunedì, quando appunto il suo cadavere è apparso sul suolo davanti a una finestra della sede di Caracas del Sebin, a Plaza Venezuela.

 

Solo a quel punto il procuratore generale Tarek William Saab ha detto che il 56enne Albán era morto in detenzione. Accusato di avere partecipato all’attentato con droni contro Maduro e di essere coinvolto in altri “atti destabilizzatori”, si sarebbe lanciato dopo aver chiesto il permesso di andare in bagno. Il procuratore Saab suggerisce dunque l’immagine di un Sebin che prima sequestra un politico eletto senza comunicare niente a nessuno, e poi lo lascia tranquillamente andare al gabinetto da solo senza scorta per permettergli di buttarsi di sotto. Questa è invece la tesi del ministro dell’Interno, della Giustizia e della Pace Néstor Reverol, titolare di una carica che effettivamente evoca gli orwelliani ministeri dell’Amore e della Pace, e che ha così scritto su Twitter: “Trovandosi nella sala di aspetto del Sebin”, manco fosse una Asl, “si è lanciato da una finestra delle istallazioni cadendo nel vuoto, provocandosi la morte”.

 

L’avvocato Joel García ha subito osservato che, dati i livelli di vigilanza e sicurezza che ci sono all’interno del Sebin, l’idea di un arrestato che tranquillamente chiede e ottiene e il permesso di andare al bagno senza essere accompagnato è “totalmente falsa”. Il partito Primero Justicia aggiunge che il cadavere è stato consegnato “senza i procedimenti forensi minimi e ostacolando il cammino verso la verità”. Da ricordare che Saab fu imposto nella carica dopo l’illegale destituzione della Procuratrice Luisa Ortega, che dall’esilio ha definito “la morte del consigliere Fernando Albán mentre si trovava illegalmente detenuto nel Sebin” come “una mostra in più della natura criminale del regime madurista. Questo lamentevole fatto si somma alla lunga lista di violazioni dei diritti umani commessi dalla tirannia” . In Venezuela in questo momento si trova il presidente della commissione Esteri del Senato americano, il repubblicano Bob Corker. Ha ricordato che il regime ha l’obbligo morale di far capire “come ciò sia potuto accadere”.

 

A parte i dubbi che emergono dalla stessa versione ufficiale, ci sono poi indiscrezioni. Fonti interne al Sebin avrebbero riferito al giornale di opposizione El Nuevo País che in effetti Albán sarebbe morto sotto tortura. “Gli hanno fratturato le costole e perforato il cuore”. Il lancio dalla finestra del piano più alto sarebbe stato visto come il modo più pratico per occultare i traumi del pestaggio con quelli dell’impatto. Secondo la giornalista Ibeyise Pacheco, “il decimo piano del Sebin è un’area amministrativa. Entrando dalle scale a destra c’è un unico bagno molto piccolo dove i funzionari vanno con il detenuto. Il cubicolo con gabinetto non ha finestra. Dal lato sinistro del corridoio ci sono uffici. Uno di essi è quello di González López”. Il generale alla testa del Sebin.

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