Donald Trump (foto LaPresse)

La feroce cena dei corrispondenti

Redazione

Alla Casa Bianca la serata di unità dei media è rovinata dalla retorica militante

Doveva essere una dimostrazione di unità della categoria davanti agli attacchi di Donald Trump. Una celebrazione pomposa del Primo emendamento in cui sublimare le accuse di “fake news” e “rigged media” e ritrovare compostezza. La cena dei corrispondenti alla Casa Bianca è stata l’esatto contrario: un momento di completa divisione – tra giornalisti, rappresentanti politici, membri dell’Amministrazione – in cui si è dimostrato ancora una volta che il trumpismo, inteso come aggressività nei toni e polarizzazione estrema degli argomenti, ha permeato il discorso pubblico americano in tutti i suoi strati. La cena dei corrispondenti è un evento annuale in cui, per tradizione, il presidente degli Stati Uniti incontra i giornalisti delle testate che lavorano alla Casa Bianca in una cena di gala a tema comico, in cui il presidente stesso e altri ospiti intrattengono il pubblico con battute e frecciate. Da due anni a questa parte, in polemica contro i propalatori di fake news, Donald Trump diserta l’evento, ma i rappresentanti dei media da due anni continuano a riunirsi a primavera. Abitualmente, i monologhi dei comici invitati sono sferzanti ma innocui. Quello tenuto da Michelle Wolf quest’anno è stato feroce. Wolf ha detto che Ivanka Trump è utile “come una scatola di assorbenti vuota”, che Kellyanne Conway dovrebbe rimanere incastrata sotto al tronco di un albero e che la portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, è la “zio Tom” delle donne bianche. I giornalisti e gli ospiti, che avevano cominciato la serata ridendo, l’hanno conclusa twittando messaggi di condanna, litigando e dividendosi davanti alla retorica violenta e sopra le righe di Wolf – una retorica a tutti gli effetti trumpiana: la comica aveva l’intenzione chiara di rispondere a insulto con insulto, di tracciare la linea tra “noi” e “voi”, travisando completamente lo spirito dell’evento. Così, mentre i giornalisti vedevano fallire la loro serata, Trump ha trascorso i due giorni successivi a gongolare, twittando ancora ieri che “così com’è, la cena dei corrispondenti alla Casa Bianca è MORTA. (...) Le FAKE NEWS sono vive e vegete e perfettamente rappresentate nell’evento di sabato sera!”. Negli ultimi giorni, i rappresentanti di molte testate liberal o moderate hanno concordato con lui, chiedendo la chiusura della cena. I giornalisti con la schiena dritta volevano dimostrare a Trump che sono uniti davanti ai suoi attacchi, ma sono rimasti contagiati proprio dalla retorica che vorrebbero rigettare.

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