Horst Seehofer e Angela Merkel (foto LaPresse)

Sull'Islam si gioca la battaglia culturale decisiva per la Germania

Giulio Meotti

Lo scontro tra il nuovo ministro degli Interni Seehofer e la cancelliera Merkel è emblematico di una linea di faglia ideologica che divide la classe dirigente tedesca su come si governano i flussi migratori

Roma. Il nuovo ministro degli Interni tedesco divide l'opinione pubblica e la politica tedesche. Horst Seehofer ha detto che “l'Islam non appartiene” alla Germania, in diretto contrasto con quanto pensa la cancelliera, Angela Merkel. Seehofer era stato a lungo critico delle politiche sui rifugiati della Merkel, ma ora ha assunto un ruolo chiave nel cuore della sua nuova coalizione. Membro di spicco della Csu, la gemella politica della Cdu merkeliana, Seehofer sta cercando sull'Islam di riconquistare i tanti elettori persi al partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD). Parlando alla Bild, Seehofer ha affermato che la Germania è stata “plasmata dal cristianesimo” e che il paese non dovrebbe rinunciare alle proprie tradizioni.

 

Merkel nel 2015 aveva invece detto che l'Islam fa parte della Germania, facendo eco alle parole dell'ex presidente Christian Wulff. E oggi lo ha ribadito. “Il nostro paese è fortemente influenzato dal cristianesimo ma nel frattempo quattro milioni di musulmani vivono in Germania e praticano la loro religione qui e questi musulmani appartengono anche alla Germania e quindi anche la loro religione, l'islam, appartiene alla Germania”. Non è soltanto uno scontro politico interno alla nuova coalizione al governo della Germania. Lo smottamento fra Seehofer e Merkel è emblematico di una linea di faglia ideologica che divide quella classe dirigente su come si governano i flussi migratori: più multiculturalista e liberale classico di Angela Merkel, più assimilazionista di Seehofer e pezzi dell'establishment conservatore tedesco.

 

Sarà la battaglia culturale decisiva nel paese che è stato il più accogliente d'Europa. L'approccio di Merkel si è rivelato finora fallimentare. Un conto è dire che i cittadini musulmani appartengono a un paese in pieni diritti civili e politici. Un conto è dichiarare che l'Islam come religione appartiene all'orizzonte tedesco. Questa è la ricetta multiculturale che è stata dichiarata fallimentare da numerosi leader politici europei da David Cameron alla stessa Merkel in passato. Ci può essere infatti integrazione di grandi comunità islamiche soltanto all'interno di un orizzonte condiviso di valori e quei valori non possono che essere quelli della tradizione giudaico cristiana e liberale. È nella ritirata culturale che è fermentato inoltre il fenomeno dell'Alternativa per la Germania. Una ritirata che è stata evidenziata da numerosi saggisti a cominciare da Rolf Peter Sieferle, l'autore di “Finis Germania”, best seller del 2017. Oggi la Germania ha la più grande e vasta comunità islamica di Europa assieme a quella francese. Il relativismo dei valori non sarà un terreno di coltura facile per la sua integrazione.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.