Il direttore di The Information, Jessica Lessin

L'esperimento rivoluzionario (e molto Silicon Valley) di The Information

Michele Masneri

Un giornale, un club esclusivo. Parla il direttore Jessica Lessin

Roma. Pensiamo a un giornale online senza pubblicità che fa soldi, non insegue disperatamente i clic, e ha giornalisti ben pagati che hanno tutto il tempo di approfondire le notizie senza seguire gattini e temi caldi. Questo giornale esiste, si chiama The Information, ed è la cosa più interessante della Silicon Valley. E’ stato fondato nel 2013 da Jessica Lessin, giovane cronista del Wall Street Journal, che con soldi suoi ha fondato questa startup informativa tutta basata sul modello della “subscription pura”, cioè si paga per leggere, e basta. Non c’è pubblicità, non interessa fare grandi numeri, si fanno poche notizie (due al giorno). The Information sta andando molto bene, ora assumeranno oltre alla ventina attuale una dozzina di nuovi giornalisti nei tre uffici di San Francisco, New York e Hong Kong, e l’annuncio è quello che ci piacerebbe leggere ogni giorno: “Cerchiamo giornalisti stufi di fare copia-incolla di comunicati stampa. Noi non pubblichiamo commodity news: solo storie che non trovate altrove”.

  

L’abbonamento al paradiso del giornalista costa 399 dollari l’anno, ma tutto è scalabile (c’è uno sconto studenti a 199 e uno per top investitori a diecimila). A seconda dell’abbonamento, puoi andare agli eventi, chattare coi reporter su una chat dedicata, andare in vacanza con loro (beh non proprio in vacanza, ma in viaggi di studio). Il giornale-club fa un sacco di soldi. Ed è il contrario dei siti che “svendono” i loro contenuti su Facebook.

   

“Perché dovresti mettere qualcuno tra te e il tuo pubblico?”, dice Jessica Lessin al Foglio. “I social sono ottimi per il marketing, ma tu devi riuscire a controllare la tua relazione con i tuoi clienti in maniera diretta”. E i colossi del modello “a click”, come per esempio Buzzfeed, saranno sostenibili nel lungo periodo? “Alcuni sì”, riflette Lessin. “Ma credo che quelli che resisteranno saranno quelli che si orienteranno maggiormente sull’intrattenimento, più che sull’informazione”. Molti sostengono che il modello su abbonamento puro funziona solo sui piccoli numeri ma non sui grandi. Lei non è mica convinta. “Netflix funziona. Spotify funziona”, dice. “Il New York Times ha milioni di abbonati digitali. Il modello su abbonamento funziona, se il prodotto è buono”. The Information organizza anche una serie di eventi (cui affluiscono molti nomi dell’aristocrazia siliconvallica), una chat coi giornalisti, e addirittura una call telefonica. Su base periodica, gli abbonati si collegano e possono interagire coi reporter su un determinato tema. Come vi è venuto in mente? “Ero tornata da un viaggio in Cina con troppi appunti e troppo poco tempo per scrivere le decine di articoli che il viaggio avrebbe meritato. Così ho pensato che una call sarebbe stata comoda, e facile da organizzare. Abbiamo avuto più di mille abbonati collegati” dice Lessin. Il business model di The Information è peculiare, parlare di tecnologia in un ecosistema come la Silicon Valley: insomma la bolla suprema. Ma sarà espandibile ad altri settori e altre aree? “Assolutamente”, dice Lessin. “Ovunque c’è richiesta di informazione. Stiamo investendo in cinque team di giornalisti che stanno mettendo su pubblicazioni su abbonamento in altri settori, e stanno andando benissimo”. Arriverete mai in Europa? “Un giorno di sicuro. Già abbiamo un interessante numero di abbonati lì”.

   

Un’altra caratteristica di The Information è che è una creatura ibrida, metà giornale e metà startup. In particolare, è anche un acceleratore di giornali, cioè investe a sua volta in media. “Supportiamo giornalisti che credono nel nostro modello, e che riteniamo in grado di creare eccellenti aziende. Gli diamo un piccolo capitale e li portiamo a San Francisco per un programma di bootcamp”, dice Lessin. Al momento ci sono cinque startup “incubate” da The Information e una di queste è italiana, è Good Morning Italia, la newsletter diretta da Beniamino Pagliaro, e fondata tra gli altri da Piero Vietti e Nicola Imberti del Foglio. Good Morning Italia ha preso, come gli altri quattro partecipanti al programma di accelerazione, un finanziamento da venticinquemila dollari. “I candidati li abbiamo scelti tra le 188 domande che ci sono arrivate quest’anno tramite una selezione trasparente sul sito”, dice Lessin. “I candidati che ci interessano devono avere solida esperienza giornalistica e una voce editoriale fuori dal coro”. Un altro apporto italiano a the Information è rappresentato da Serena Saitto, giornalista di lungo corso di Bloomberg e Wall Street Journal, che da qualche mese è sbarcata in Silicon Valley a occuparsi di venture capital.

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