Carles Puigdemont (Foto LaPresse)

In Catalogna gli indipendentisti riconquistano la maggioranza

Eugenio Cau

Ciudadanos primo partito ma non basterà per formare il governo. Ecco cosa succede adesso

Se la scommessa di Madrid era quella di usare le elezioni in Catalogna per rompere la maggioranza detenuta dalle forze indipendentiste al Parlament di Barcellona, la scommessa è persa. I tre partiti indipendentisti (JuntsxCat dell'ex governatore Puigdemont, Erc del suo vice Oriol Junqueras e la Cup) mantengono una maggioranza simile a quella che avevano nella scorsa legislatura: 70 seggi (in precedenza erano 72), che hanno permesso a Puigdemont e ai suoi di dichiarare l'indipendenza lo scorso 28 ottobre.

 

 

Il primo posto di Ciutadans, la sezione catalana di Ciudadanos, è una consolazione magra. La leader del partito, Inés Arrimadas, è oggi la politica più votata della Catalogna, ma è quasi impossibile che possa ottenere un'investitura che per forza di cose richiederebbe il sostegno non solo dell'estrema sinistra non indipendentista, ma anche qualche voto dei secessionisti.

È una consolazione magra anche il fatto che gli unionisti abbiano vinto il voto popolare: era già successo alle elezioni del 2015, ma l'attribuzione dei seggi ha favorito gli indipendentisti.

 

Se i partito Ciutadans è arrivato primo con 36 dei 135 seggi del Parlament, la vera sorpresa è la seconda formazione: tutti i sondaggi davano JuntsxCat al terzo o addirittura al quarto posto, a indicare che il prestigio di Carles Puigdemont, fuggito in Belgio, fosse in netto calo. Puigdemont invece ha conquistato il secondo posto, 34 voti subito dietro a Ciutadans, e in nottata dal quartier generale della formazione si sentiva urlare: "Puigdemont president!".

 

 

Erc, la formazione di Oriol Junqueras data dai sondaggi come seconda o addirittura prima, è arrivata terza con 32 seggi. Sconfitte ancora più brucianti per il Partito socialista catalano, dato in gran spolvero e costretto alla seconda sconfitta peggiore della sua storia (17 seggi) e per il Partito popolare catalano, ridotto al lumicino di 4 seggi appena.

 

Cosa succede adesso? In termini di coalizioni di governo è difficile a dirsi. La coalizione chimerica di JuntsxCat, Erc e Cup (vale a dire: centrodestra + centrosinistra + sinistra maoista) che ha governato la Catalogna negli ultimi due anni si reggeva unicamente sulla prospettiva di ottenere l'indipendenza dalla Spagna in maniera unilaterale, progetto che è andato a sbattere contro la fermezza del governo di Mariano Rajoy. Il primo ministro lo ha ripetuto anche alla vigilia del voto: accetteremo qualunque risultato, basta che chi vince si impegni a governare e non compia azioni illegali - come a dire: possiamo riutilizzare l'articolo 155 della Costituzione a piacimento. Con la strada di un'indipendenza unilaterale sbarrata, è difficile che si riformi una coalizione di tutti gli indipendentisti, e probabilmente ci aspettano lunghe settimane di negoziati inconcludenti.

 

Prima del voto, i giornali spagnoli avevano prospettato delle alternative, come per esempio un governo di minoranza guidato da Miquel Iceta, il leader del socialisti, e sostenuto da varie forze di sinistra, unioniste e non. Quest'ipotesi oggi risulta particolarmente indebolita a causa del pessimo risultato dei socialisti.

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.