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Fernando Savater ci dice che contro il separatismo va bene anche usare la forza

Maurizio Stefanini

Il massimo filosofo vivente di lingua spagnola ha interrotto il suo silenzio dopo aver visto quel che succedeva in Catalogna

Roma. “Il nazionalismo basco è in stand by perché ha puntato sulla violenza ed è stato sconfitto. Il nazionalismo catalano rischia però ora di riattivarlo”. Così dice al Foglio Fernando Savater: massimo filosofo vivente in lingua spagnola, ma anche un basco anti nazionalista che era stato messo dall’Eta nella sua lista nera e per anni ha vissuto sotto scorta, perseguitato dai terroristi baschi esattamente come cinquant’anni fa era stato perseguitato dal regime franchista, che lo aveva condannato a un breve periodo di carcere.

 

Oggi 70enne, Savater ha ritrovato forza polemica dopo aver assistito ai disastri dell’indipendentismo in Catalogna. “Da vent’anni il nazionalismo catalano fa indottrinamento attraverso scuole, televisione e radio. Ultimamente questo processo si è accelerato perché la Catalogna è la regione peggio amministrata della Spagna, con un mostruoso debito di 70 miliardi di euro e un livello di corruzione spaventoso. L’indipendentismo è stato un modo per sviare l’attenzione dalla realtà: il saccheggio della Catalogna da parte dei suoi presunti protettori e difensori”. Dopo la morte dell’amatissima moglie nel 2015, Savater aveva deciso di non scrivere più. Ma ci ha ripensato, scrivendo in appena 20 giorni un pamphlet intitolato “Contra el separatismo”. “Ne ho sentito l’urgenza”, spiega al Foglio. “Poiché nessuno diceva quello che si doveva dire e poiché l’affare era sufficientemente grave, ho deciso di rompere il mio silenzio”.

 

 
Per Savater, il peccato fondamentale del nazionalismo è quando si trasforma in separatismo. “L’attaccamento alla propria terra, questa specie di orgoglio narcisista un poco infantile per il proprio gruppo di appartenenza, può anche essere tollerabile, ma non quando diventa la tentazione di umiliare i propri vicini o di sfasciare un paese”. Il pamphlet enumera puntigliosamente sette motivazioni contro il separatismo, che è: antidemocratico, retrogrado, antisociale, dannoso all’economia, destabilizzante, crea amarezza e frustrazione, crea un pericoloso precedente. “Volevo sottolineare un punto importante: le democrazie non appartengono ai territori ma ai cittadini. Sono gli stati che concedono la cittadinanza. Tornare di nuovo ai territori come concessori di cittadinanza vuol dire tornare indietro”.

 

Savater si dice a favore dell’uso della forza contro l’indipendentismo. “Sono a favore dell’uso della forza contro i delinquenti. Cioè: contro le persone che commettono delitti, soprattutto se li commettono in forma massiccia”. Ma il governo Rajoy non ha commesso qualche grave errore? “Soprattutto uno: fidarsi dei Mossos d’Esquadra!”, dice, facendo riferimento alla polizia locale catalana che, secondo alcune ricostruzione mediatiche, era collusa con i leader indipendentisti. Molti giornali europei hanno però gridato sul ritorno al franchismo. “Molti mezzi di comunicazione europei – a parte un’ignoranza abissale – hanno una pigrizia straordinaria quando si tratta di interpretare il presente. Sembrano quasi non voler capire che Franco è morto ormai da tanti anni e che la Spagna è una democrazia avanzata”.

 

I catalani si lamentano perché vorrebbero totale autonomia fiscale come è già concessa ai Paesi Baschi e alla Navarra. “Queste forme di autonomia andrebbero soppresse piuttosto che estese. E, in ogni caso, il privilegio fiscale concesso ai Paesi Baschi e alla Navarra è economicamente sostenibile, perché si tratta delle regioni più piccole di Spagna. Applicare lo stesso privilegio alla Catalogna significherebbe far saltare la finanza comune del paese”. Il pamphlet di Savater parla anche del paradosso per cui nel resto d’Europa i separatisti hanno un profilo di destra mentre in Spagna sono tendenzialmente di sinistra: “In Spagna purtroppo abbiamo un tipo di sinistra delirante e mentalmente inferma secondo la quale ogni cosa che sia antisistema è di sinistra”, dice il grande filosofo, tombale.

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