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Sul referendum catalano interviene anche la Guardia Civil

Redazione

Almeno quattordici arresti e perquisizioni negli uffici del governo di Barcellona. "Dobbiamo far rispettare la legge", ha detto Rajoy. In strada sfila la protesta degli indipendentisti 

[Aggiornato alle 17,00] Perquisizioni nelle sedi dell'esecutivo catalano e almeno 14 arresti tra funzionari e dirigenti, questa mattina Barcellona, nel corso di un'operazione della Guardia Civil avviata per contrastare il referendum indipendentista in programma per il 1° ottobre. Tra gli arrestati c'è anche Josep Maria Jové, molto vicino a Oriol Junqueras, ministro regionale dell'Economia e leader di Esquerra Republicana de Catalunya. Il ministero dell'Interno spagnolo ha confermato le perquisizioni, una quarantina, ma non il numero degli arresti, specificando che le "operazioni sono ancora in corso". Secondo i media locali sarebbero almeno 14 le persone trattenute dalla polizia e una decina di milioni le schede pronte per il referendum e sequestrate. 

     

"Siamo vittime di un'aggressione coordinata. Lo stato spagnolo ha di fatto sospeso l'autonomia della Catalogna", ha dichiarato Carles Puigdemont al termine della riunione d'emergenza convocata questa mattina confermando l'intenzione di andare avanti sulla strada del referendum. "Fino al primo di ottobre abbiamo bisogno di un atteggiamento di fermezza e serenità, ma quel giorno usciremo di casa, prenderemo una scheda e la useremo". Intanto decine di persone si sono riunite davanti al ministero regionale dell'Economia protestando contro il governo centrale e tanti cortei hanno attraversato le strade della città. 

  

Il premier spagnolo, Mariano Rajoy, ha confermato pieno supporto alle operazioni di questa mattina ritenute necessarie per far rispettare la decisione della Corte costituzionale spagnola, che due settimane fa aveva sospeso la legge con cui il governo catalano indiceva il referendum. "C'è la decisione di un giudice che deve essere rispettata – ha detto Rajoy – e ogni democrazia ha l'obbligo di rispettare quello che dice uno dei tre rami dello Stato. E' un'operazione finalizzata ad "adeguarsi alla legge" e continuerà "fino alla fine". La richiesta del premier al presidente catalano Carles Puigdemont è di fare "marcia indietro" e di "rispettare la legge", rinunciando al referendum sull'indipendenza.