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Vienna si inventa una nuova crisi dei migranti

Enrico Cicchetti

L’Austria dovrebbe schierare oggi 70 soldati al Brennero per bloccare i migranti che entrano nel paese dall’Italia, "tra i 700 e i 1.000 ogni mese". Ma secondo Roma le cose non stanno proprio così

L’Austria dovrebbe schierare oggi settanta soldati, ma nessun veicolo blindato, al passo del Brennero. Vienna l’aveva annunciato ieri: le forze di sicurezza serviranno per “prevenire l’immigrazione clandestina proveniente dall’Italia” ma anche per “salvare vite umane”, aveva spiegato Helmut Tomac, capo della polizia del Tirolo, riferendosi ai due migranti morti a bordo di un treno merci l'anno scorso. Secondo Tomac, sarebbero tra i 700 e i 1.000 i migranti che entrano nel paese dall’Italia ogni mese, molti dei quali sui treni merci. Ma secondo l'Italia le cose non stanno proprio così.

  

Mentre il Capitano del Tirolo Günther Platter ha mostrato di apprezzare le nuove misure, il governatore altoatesino Arno Kompatscher ha affermato che non c’è “in realtà alcuna necessità dell'intervento di militari per svolgere i controlli” e ha sottolineato la buona collaborazione tra le autorità di Vienna e quelle di Roma sul tema dell’immigrazione. La situazione, fa notare anche il Viminale, è assolutamente tranquilla. Anzi, nei primi sette mesi del 2017, alla frontiera italo-austriaca è stato inibito l'ingresso sul territorio nazionale a 1.200 cittadini stranieri, a riprova del fatto che il trend dei movimenti migratori in questo periodo vada piuttosto dall'Austria verso l'Italia. Iniziative unilaterali come quelle di queste ore, secondo il Viminale, “rischiano di pregiudicare il positivo lavoro di cooperazione che quotidianamente viene svolto e che sinora ha prodotto eccellenti risultati”.

 

Oltre all'Austria, anche Danimarca, Germania, Norvegia e Svezia hanno ottenuto il beneplacito della Commissione europea per imporre controlli temporanei alle frontiere, pur essendo parte della zona Schengen. Intanto la Bulgaria ha detto che l’Ue dovrebbe “difendere” i propri confini “con la forza delle armi” e ha annunciato che manderà 600 soldati per fermare le persone che cercano di entrare in Europa dalla Turchia.

 

I precedenti e le elezioni austriache

Non è la prima volta che l’Austria minaccia misure di questo tipo, salvo poi ritrattare, o perché messa alle strette dalle regole europee o dopo battibecchi diplomatici. A inizio luglio scorso, il ministro della Difesa austriaco, Hans Peter Doskozil, aveva annunciato l’invio di mezzi corazzati al Brennero. Il giorno successivo, dopo la crisi seguita alle dichiarazioni, il cancelliere Christian Kern aveva derubricato la vicenda a un “equivoco” e in una telefonata con il primo ministro italiano Paolo Gentiloni aveva fatto marcia indietro: "Non stiamo dispiegando corazzati e posso sottolineare ancora una volta che la cooperazione con l'Italia è veramente buona”.

 

Sul tira e molla di Vienna e sull’insistenza austriaca in tema immigrazione pesa, quasi sicuramente, il fatto che a ottobre si svolgeranno le elezioni politiche e il leader del Partito popolare e attuale ministro degli Esteri, Sebastian Kurz, sta provando a togliere voti all'estrema destra (i nazionalisti dell'FPÖ) utilizzando la “linea dura”.

 

 

Percorsi migranti

Italia e Grecia sono ancora la porta d’ingresso principale per i richiedenti asilo e migranti economici che cercano di entrare nell'Ue. Quasi 96.500 persone sono arrivate in Italia sulla rotta del Mediterraneo centrale dal 1° gennaio al 6 agosto 2017, secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), organismo internazionale con sede a Ginevra. Sono 11.700 quelli approdati in Grecia attraverso il Mediterraneo orientale e 8.200 quelli sbarcati in Spagna, un numero che in questi mesi ha visto un notevole incremento. Il dato di quest’anno è tre volte superiore a quello del 2016. L’anno scorso il percorso greco era stato quello più sfruttato: 161.000 persone erano transitate attraverso quella rotta. L’accordo dell’Ue con la Turchia, per impedire le partenze verso le isole greche, ha creato ulteriore pressione su Italia e Spagna.

  

 

La crisi europea

L'azione militare austriaca ha evidenziato la mancanza di solidarietà sull'immigrazione nell'Ue. Anche la Commissione europea ha esortato in una lettera di questa settimana a mobilitare “un maggiore sforzo per affrontare il fenomeno migratorio, che ha una dimensione strutturale e riguarda l'intera Unione”. Gli stati membri avevano accettato di ricollocare 160.000 richiedenti asilo provenienti dall’Italia e dalla Grecia nel corso di due anni. Al momento ne hanno accolti solo 20.000 circa mentre il cosiddetto blocco di Visegraad – la Repubblica Ceca, l'Ungheria, la Polonia e la Slovacchia – ha detto no lo schema, forzando la Commissione a intentare un'azione legale nei loro confronti.

Austria e la Bulgaria non boicottano pubblicamente le quote, ma lo fanno a tutti gli effetti: l'Austria, che doveva accogliere 1.953 persone, non ne ha ricollocato nessuno, mentre la Bulgaria, che prevedeva di prendere 1.302 persone, ne ha accettate solo 50 dalla Grecia.

Ma anche Francia e Germania, che si battono contro i paesi di Visegraad sulla questione delle quote, sono ben al di sotto degli impegni presi. La Germania avrebbe dovuto ricollocare 27.536 persone, ma è ferma a circa 7.000. La quota francese era 19.714, ma al momento si aggira sui 4.000.