Jean Claude Juncker (foto AP)

L'Europa fra blindati e (poca) solidarietà

David Carretta

La commissione Ue propone misure strutturali per la crisi dei migranti, l’Austria invece minaccia i carriarmati

Bruxelles. L’Italia chiede aiuto all’Unione europea per i migranti e l’Austria reagisce all’allarme minacciando di inviare l’esercito al Brennero, mentre la Commissione stila una serie di direttive per gestire in modo strutturale la crisi in Italia. Il ministro della Difesa austriaco, Hans Peter Doskozil, ha annunciato che i controlli al Brennero potrebbero essere operativi “molto presto” se “non rallenterà il flusso di migranti provenienti dall’Italia”. Vienna è pronta a mobilitare 750 soldati, mentre in Tirolo sono già pre-posizionati quattro carri armati. “I preparativi (...) non sono solo giusti, ma anche necessari. Difenderemo il nostro confine del Brennero se sarà necessario”, ha detto il ministro degli Esteri, Sebastian Kurz, stella nascente del Partito popolare che punta alla cancelleria. Come era accaduto lo scorso anno prima delle presidenziali, le elezioni legislative fanno alzare di molto i toni del dibattito. Con i populisti della Fpö che minacciano di diventare il primo partito nel voto del 15 ottobre, i due partiti della grande coalizione a Vienna – Doskozil è socialdemocratico – si sono lanciati in un’escalation anti immigrazione. Ma il pericolo di una rottura dentro l’Ue non è mai stato tanto elevato. La Farnesina ha convocato l’ambasciatore austriaco a Roma. Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha parlato di “iniziativa ingiustificata e senza precedenti, che se non immediatamente corretta comporterà inevitabili ripercussioni nella cooperazione” sulla sicurezza.

  

 

La Commissione si è nascosta dietro alle procedure per evitare di intervenire nella disputa subito e in pubblico. L’Austria non ha notificato nulla e, “fino a quando non ha notificato, la Commissione non può reagire”, ha detto il vicepresidente Frans Timmermans, presentando a Strasburgo un piano d’azione di sostegno all’Italia che sarà discusso dai ministri dell’Interno dei 28 a Tallinn. Il documento non contiene nuove misure, se non alcuni milioni in più per gestire l’emergenza in Italia, rafforzare la Guardia costiera libica e incoraggiare i paesi africani a accettare accordi di rimpatrio. “Non c’è bacchetta magica”, ha spiegato Timmermans. La Commissione vuole “accelerare” ciò che è stato già deciso, come il ricollocamento dei richiedenti asilo dall’Italia e la riforma del sistema di Dublino. L’Italia avrà il compito di redigere il codice di condotta per le navi delle Ong al largo della Libia. Ma Francia e Spagna non accetteranno di far sbarcare migranti nei loro porti. “Dobbiamo fare i conti con 27 stati membri che possono avere idee diverse”, ha ammesso Timmermans. Così la Commissione vuole incoraggiare Tunisia, Egitto e Algeria a partecipare alle operazioni di soccorso e portare nei loro porti i migranti.

Il piano d’azione

Il piano d’azione, richiamando l’Italia alle sue responsabilità, dimostra invece che l’Ue non intende avere un approccio molle alla crisi dei migranti. Il governo deve registrare urgentemente tutti gli eritrei, gli unici che hanno diritto alla relocation in altri stati membri, ma che probabilmente sono scappati verso altri paesi. L’Italia deve aumentare “in tutta urgenza le capacità di detenzione” ad almeno tremila posti e portare “il periodo massimo di trattenimento in linea con il diritto Ue” (18 mesi), dice il documento. Le richieste di asilo devono essere valutate con procedure spedite, i tempi dei ricorsi devono essere accorciati e il governo deve elaborare una lista nazionale di “paesi sicuri” i cui cittadini si vedranno rigettare quasi automaticamente la domanda. La Commissione chiede “restrizioni” alla libertà di movimento dei richiedenti asilo e di non fornire documenti di viaggio. L’obiettivo è procedere a espulsioni massicce di chi non ha il diritto alla protezione internazionale. “La riserva di reazione rapida della Guardia di frontiera e costiera Ue (500 esperti di rimpatri) è pronta per essere dispiegata su richiesta dell’Italia”, ha annunciato la commissione. Timmermans ha detto di avere fiducia in Minniti, che ha compreso quali sono le misure strutturali necessarie. Ma il capitale politico impiegato su porti e ong “forse sarebbe speso meglio nei negoziati su Dublino” per rimettere in discussione il principio del paese di primo approdo, dice una fonte Ue.