Robert Mueller

Il dream team legale di Mueller per scrutare ogni angolo di casa Trump

Il vero pericolo per la Casa Bianca non viene da James Comey

New York. Mentre il mondo era impegnato nella radiografia della testimonianza di James Comey e nella valutazione delle ricadute politiche dei tweet mattutini di Donald Trump, in altre stanze trascurate succedevano cose ancora più significative per il futuro dell’Amministrazione. La disputa postuma con Comey è un grandioso blockbuster americano, ma la responsabilità effettiva dell’inchiesta sui rapporti con la Russia che pesa come una nube sulla testa di Trump è del procuratore speciale Robert Mueller, che sta silenziosamente mettendo in piedi una squadra di mastini legali di altissimo profilo. Venerdì è arrivato l’annuncio che Michael Dreeben farà parte del team investigativo, e l’assenza di fanfare non deve ingannare. Dreeben è uno degli assistenti del Solicitor General, l’avvocato dello stato, ed è noto nell’ambiente legale per il modo maniacale in cui affronta i casi, un centinaio dei quali sono arrivati davanti alla Corte suprema. E’ il secondo avvocato della storia americana ad aver superato la soglia di cento casi. Spesso affronta le discussioni in aula senza nemmeno gli appunti sott’occhio. Il dettaglio importante è che Dreeben è un penalista con una conoscenza enciclopedica del diritto penale, il suo background non è nelle indagini di controspionaggio. Il suo coinvolgimento nell’inchiesta lascia intendere che Mueller si sta muovendo rapidamente fra i faldoni, e probabilmente si sono aperte piste che richiedono la consulenza del migliore fra i penalisti su piazza. Dreeben è stato elogiato senza riserve da procuratori e avvocati che hanno prestato servizio sotto amministrazioni di diverso colore politico. Il giurista Paul Rosenzweig, già al dipartimento per la Sicurezza nazionale, l’ha definita “la peggiore notizia per Trump”.

 

Il mandato del procuratore speciale è estremamente ampio: il dipartimento di giustizia lo ha autorizzato a indagare “su tutti i collegamenti e/o attività di coordinamento fra il governo russo e individui associati alla campagna elettorale di Trump” e “su tutte le questioni che possono emergere direttamente da questa indagine”. Ann Coulter e gli altri lealisti del presidente che hanno chiesto la destituzione del procuratore speciale dopo che Comey ha confermato che Trump non è personalmente sotto inchiesta devono essersi persi i termini del mandato di Mueller. Dreeben è soltanto l’ultimo acquisto per una rosa che Mueller vuole ampia e con una vasta gamma di expertise, dallo spionaggio al riciclaggio fino alla frode fiscale. Con lui lavora già Andrew Weissman, il capo della sezioni frodi del dipartimento di giustizia che dalla procura distrettuale di Manhattan ha guidato la task force nel processo contro Enron, ha smascherato i test fasulli di Volkswagen sulle emissioni e ha indagato le famiglie Gambino, Genovese e Colombo, i pilastri della mafia italiana in città, concentrandosi in particolare sulle infiltrazioni della malavita a Wall Street. Il primo a essere incluso nel team è stato James Quarles, che come Mueller era partner nello studio WilmerHale (che in passato ha rappresentato alcuni uomini al centro dell’inchiesta russa, fra cui Paul Manafort e Jared Kushner: la procura generale ha stabilito che non c’è un conflitto di interessi), e in passato è stato membro della task force del Watergate.

 

Dallo stesso studio viene anche Jeannie Rhee, mentre Mueller ha portato dal suo passato all’Fbi Aaron Zebley, che era il suo capo di gabinetto. Preet Bahrara, superprocuratore licenziato ex abrupto da Trump, quindi non incline a fagliela passare liscia, ha detto che l’investigatore speciale “sta mettendo insieme i professionisti più intelligenti ed esperti in circolazione”, un dream team legale che di settimana in settimana viene arricchito di nuovi consulenti. Dreeben certifica che la composizione della squadra si sta orientando verso lo spettro della giustizia criminale. Newt Gingrich, alleato di Trump e navigatissimo uomo di Washington che ha ricevuto dal presidente una buona ricompensa (la moglie, Calista è stata nominata ambasciatore presso la Santa Sede), è subito andato su Fox News a dettare la linea: “Sarà una caccia alle streghe”. Sullo sfondo dell’inchiesta c’è la delicata posizione di Jeff Sessions, il procuratore generale che oggi testimonia davanti a una commissione del Senato su vicende slegate dall’inchiesta russa, ma è chiaro che le domande andranno a parare da quelle parti. Da tempo gira voce che i rapporti fra lui e Trump si siano deteriorati, e l’origine della freddezza è la decisione di Sessions di ricusarsi dall’inchiesta sula Russia, scelta che ha aperto le porte alla nomina del procuratore speciale. Che ora sta reclutando i migliori soldati su piazza.