Donald Trump (foto LaPresse)

La smentita obliqua di Trump: le informazioni date ai russi non erano top secret

Redazione

Il presidente americano tenta di ridimensionare la portata delle accuse sulle sue relazioni sospette con i russi 

Con due tweet Donald Trump ha ammesso di avere passato delle informazioni ai russi su un'operazione pianificata contro lo Stato islamico e ha confermato, in parte, lo scoop di oggi del Washington Post. Tuttavia, il presidente non ha definito queste informazioni materiale confidenziale, difendendo in questo modo il suo diritto di scambiare opinioni e analisi non secretate con i russi in materia di lotta al terrorismo. "In qualità di presidente volevo condividere con la Russia (durante un incontro già in agenda) fatti che riguardano il terrorismo e la sicurezza delle compagnie aeree, cosa che è assolutamente un mio diritto fare". Trump ha anche giustificato la sua scelta di fornire al Cremlino materiale classificato top secret in quanto si trattava, ha scritto ancora su Twitter, di "informazioni umanitarie". "Inoltre, voglio che la Russia si impegni di più nella lotta contro l'Isis e il terrorismo", ha scritto.

 

 

L'ammissione di Trump non è perfettamente in linea con la versione iniziale diffusa dalla Casa Bianca, che poche ore prima aveva smentito in modo subdolo lo scoop del Washington Post. Il consigliere alla Sicurezza H.R. McMaster aveva dichiarato che "la storia uscita, come è stata scritta, è falsa" e che "in nessun modo si è discusso di fonti o metodi di intelligence. Il presidente non ha rivelato alcuna operazione militare che non fosse già pubblica... Ero nella stanza. Non è successo". Anche McMaster quindi non ha parlato di materiale confidenziale ma, allo stesso tempo, ha parlato di "metodi di intelligence" senza negare che qualcos'altro sia stato condiviso con i russi.

 

La mossa di Trump intende ridimensionare le accuse che sono arrivate ai suoi danni sia dalla stampa sia dal Senato sulle sue relazioni sospette con i russi. Se il presidente americano ammette di avere condiviso informazioni non top secret, l'eventuale accusa ai suoi danni diviene meramente politica – l'opportunità o meno di condividerle con un altro stato non alleato – evitando però danni ben peggiori, che lasciano ipotizzare reati gravi, come quello di alto tradimento.

 

Anche la Russia ha negato la condivisione di qualsiasi informazione confidenziale durante l'incontro della settimana scorsa. La portavoce di Lavrov, Maria Zakharova, oggi ha definito "fake news" l'intera vicenda e ha usato toni sferzanti anche nei confronti dei media statunitensi. "Ragazzi, leggete ancora giornali americani? Non dovreste farlo. Possono essere usati in diversi modi, ma non c'è bisogno di leggerli – è solo pericoloso", ha scritto Zakharova su Facebook.

 

 

Sull'oggetto delle informazioni condivise tra Trump e Lavrov non c'è ancora chiarezza. Secondo i funzionari del dipartimento di Stato, che sono la fonte del Washington Post, si tratterebbe di un piano dello Stato islamico per compiere attentati potenzialmente devastanti. Quando Trump ha parlato con i russi, gli ufficiali americani hanno subito avvertito le agenzie di intelligence dell'avvenuta fuga di notizie.

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