
Mélenchon. Foto AbacaPress
Mélenchon rispolvera le alleanze bolivariane
Il candidato all'Eliseo è nostalgico di Chávez. La forma “comunista” della Frexit
Poi arriva il momento in cui i termini quasi dimenticati diventano d’improvviso d’attualità. È capitato qualche giorno fa sulla tv francese, in uno scambio tra un conduttore e il portavoce-guru della campagna di Jean-Luc Mélenchon, “il comunista” della corsa elettorale per l’Eliseo. Il giornalista Patrick Cohen ha ricordato che nel libro-programma della France insoumise, si ricorda che la Francia non sarà mai sola, anche se vuole uscire dalla Nato, rinegoziare i trattati con l’Europa (cioè di fatto sganciarsi dall’Ue) e uscire dall’Organizzazione mondiale per il commercio, perché potrà aderire all’Alleanza bolivariana, che fu creata nel 2004 da Hugo Chávez e Fidel Castro. L’anno scorso, Mélenchon ha detto di voler entrare nella “coalizione dei paesi dei Caraibi e dell’America latina”. Nei testi programmatici del candidato di France insoumise, l’Alleanza bolivariana compare due volte e l’allineamento ideologico passa per l’obiettivo di “ridurre la povertà e le diseguaglianze sociali che derivano dall’applicazione indiscriminata delle politiche neoliberiste”. Tutto torna, visto che la star della retorica della diseguaglianza Thomas Piketty, che ora è consigliere del candidato dei socialisti Hamon, ha già detto che voterà Mélenchon se dovesse arrivare al ballottaggio. Tutto torna, visto che Mélenchon, in questa settimana di pressioni americane sulla Siria e sulla Russia, ha ribadito il suo filoputinismo: nell’Alleanza bolivariana, ci sono due paesi osservatori: Iran e Siria. Nel 2009, la Russia era stata invitata anch’essa come osservatrice. Altromondismo, antiatlantismo, che scommessa fidarsi dei francesi per salvare il liberalismo.


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