Foto: WhiteHouse.gov

Com'è essere un giornalista alla Casa Bianca

Andrea Bonicatti

Trump vuole davvero spostare la sala stampa? Strano: tutto nasce da un'idea di Hillary

I giornalisti della Casa Bianca, da sempre, custodiscono gelosamente la propria posizione. Gli uffici della stampa non solo consentono accesso diretto alle conferenze giornaliere del portavoce della Casa Bianca e del presidente, a cui possono rivolgere domande, ma permettono di ottenere informazioni off the record da parte del personale che lavora nella sede del potere esecutivo degli Stati Uniti. Rimanendo al 1600 di Pennsylvania Avenue, i giornalisti sono a disposizione della presidenza per comunicare rapidamente con il mondo, svolgendo al contempo un'importante funzione di controllo sull’Amministrazione. E' facile immaginare il panico suscitato da un articolo pubblicato da Esquire sabato scorso, nel quale fonti dello staff di Donald Trump facevano intendere che il nuovo presidente starebbe meditando di spostare la stampa dalla Casa Bianca. La storia di Esquire faceva intuire che la decisione sarebbe presa in parte per via dell’antipatia nutrita dal nuovo presidente per alcuni media, ma la versione ufficiale fornita dal portavoce di Trump, Sean Spicer, è stata molto più pragmatica: siccome sono giunte “migliaia” di richieste di accredito da giornalisti di tutto il mondo, il team di Trump vorrebbe spostare la stampa in un altro ufficio governativo dove tutti possano prendere posto. Anche il vicepresidente entrante, Mike Pence, ha offerto questa spiegazione, ma il presidente della White House correspondents association, Jeff Mason, è stato categorico: “Qualsiasi tentativo di rimuovere la stampa dalla Casa Bianca sarebbe inaccettabile”.

 

La Whca ha il monopolio sui contatti dei giornalisti con la presidenza fin dalla sua fondazione nel 1914. E’ l’organizzazione che decide chi è ammesso alle conferenze stampa e l’ordine dei posti a sedere, cosa che influisce sulla visibilità di chi vuole fare domande. Ogni Amministrazione ha convissuto con la Whca, anche se nei primi 55 anni della sua esistenza il rapporto non era disciplinato come oggi: i giornalisti ammessi alla Casa Bianca aspettavano nell’atrio di ricevere notizie, che comunicavano con i telefoni pubblici messi a loro disposizione. Nel 1969, Richard Nixon decise di mettere ordine alle cose e trovare una sistemazione permanente che fosse comoda per i giornalisti e che permettesse allo staff della Casa Bianca di tenerli d’occhio. Fu scelta la galleria che collega la residenza con la West Wing, dove si trova lo Studio ovale. L'area era occupata sin dal 1933 dalla piscina della Casa Bianca, costruita per permettere al paraplegico Franklin Roosevelt di fare esercizio, e abbellita da John Kennedy a spese personali. Nixon non amava nuotare, quindi fece coprire la piscina e fece dividere in due la galleria: nella parte più vicina alla residenza furono organizzati gli uffici dei giornalisti, mentre la parte più vicina alla West Wing fu adibita a sala per le conferenze. La Whca accettò di buon grado la sistemazione, e occupò fino all’inverosimile gli uffici: perfino lo scantinato, privo di finestre, fu invaso.

  


 Foto WhiteHouse.gov   

 Foto: WhiteHouse.gov


 

Con l’avvento della tv a colori e di un presidente attento all’immagine come Ronald Reagan, la sala stampa fu modernizzata con l’introduzione di sedili fissi per 48 giornalisti, un podio permanente e uno sfondo blu con il logo della Casa Bianca al centro.
In onore del portavoce di Reagan, James Brady, che era stato ferito in un tentato assassinio nel 1981, nel 2000 la sala fu rinominata "James S. Brady press briefing room". L'Amministrazione Bush nel 2005 ristrutturò sia la sala stampa sia gli uffici, che erano diventati, a detta del Washington Post, "pieni di pericoli d'incendio, con pile di cavi elettrici, di microfoni e di telecamere. Avevano tutti i comfort di un’aula scolastica degli anni '70: stretta, con sedie e scrivanie scomode e senza accesso a una rete internet decente". Nonostante l'ingresso nel 21° secolo avesse reso necessari i lavori, che comprendevano anche il rifacimento del pavimento a copertura della vecchia piscina, la Whca montò una protesta furibonda, temendo di venire estromessa permanentemente. Il presidente Bush dovette intervenire di persona per sedare la protesta, e i giornalisti accettarono a malincuore di trasferirsi per i sette mesi di durata dei lavori. Nonostante le migliorie, le dimensioni degli uffici e della sala stampa pone un limite al numero di giornalisti accreditati.

 

La proposta dello staff di Trump sarebbe quindi ragionevole, sopratutto se fosse legata solo alle conferenze stampa e non agli uffici: in questo modo, i giornalisti rimarrebbero nella Casa Bianca e manterrebbero l’accesso alle “fonti primarie” dell’esecutivo, mentre le conferenze stampa sarebbero aperte a più partecipanti. Sono due i luoghi dove potrebbero svolgersi: l’Eisenhower executive building, che è adiacente alla Casa Bianca, oppure il White House conference center, che si trova nella piazza antistante l'ingresso nord. Se fosse ufficializzata, l'idea di Trump non sarebbe originale: una ex First lady avrebbe voluto ripristinare la piscina e trovare una sistemazione più ampia per la stampa. All’epoca propose di creare un nuovo spazio sotto il giardino della West Wing, come era stato fatto per la pista da bowling di Nixon. Tuttavia, l’ostilità della Whca e i costi elevati fecero abbandonare l’idea. Oggi, a distanza di vent’anni, sarebbe davvero ironico se Donald Trump portasse a compimento un progetto ideato da Hillary Clinton.