Paolo Mieli (foto LaPresse)

Mieli e le parentesi della post verità

Redazione

L’America è senza alibi per non essere intervenuta nel 2013 contro Assad

Le parentesi, si sa, sono un rafforzativo. Se un nostro interlocutore ci dicesse: “Ho il massimo rispetto per la competenza dell’avvocato Tizio (peccato per quei problemucci di mafia)”, è probabile che non vorremmo avere a che fare con l’avvocato Tizio. E’ con sorpresa quindi che ieri nella “lezione di Aleppo” scritta da Paolo Mieli sul Corriere leggiamo questa parentesi: “… Barack Obama, che il 30 agosto del 2013 decise di non intervenire militarmente in Siria – nonostante fosse stato provato l’uso di armi chimiche (e fece bene, dal momento che era ugualmente dimostrato che a tali armi fecero ricorso anche i rivoltosi) –…”.

 

Il governo siriano ha fatto uso di sarin, una sostanza letale sofisticata che nell’agosto 2013 ha ucciso circa 1.400 civili nella periferia di Damasco. I rivoltosi non hanno mai fatto uso di sarin (se non in alcune ricostruzioni fantasiose fatte a pezzi dagli esperti). L’unico ad avere un arsenale di armi chimiche in Siria era il governo di Assad, che non ne aveva mai ammesso l’esistenza prima del settembre 2013, quando davanti alla minaccia di raid consegnò un inventario all’Opcw che elencava 1.300 tonnellate di armi chimiche – sarin incluso. Il governo siriano ha fatto uso anche di bombe al cloro, che causano danni minori e che secondo l’Opcw sono state sganciate da elicotteri (che ribelli e jihadisti non hanno). Gli unici casi accertati di uso di armi chimiche da parte di qualcuno che non è Assad sono alcuni proiettili di mortaio caricati con il gas vescicante mostarda usati dallo Stato islamico e sparati, guarda un po’, contro i ribelli. Nell’elenco di crimini ed errori mostruosi commessi dal fronte anti Assad, l’equivalenza armi chimiche contro armi chimiche non c’è. E a maggior ragione il non intervento di Obama nel 2013 non ha scuse. Nemmeno tra parentesi.

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