(foto LaPresse)

La Germania sta morendo

Giulio Meotti
“La denatalità cancellerà un terzo della Germania”. Secondo i dati, la popolazione tedesca diminuirà del venti per cento entro il 2050 e di un altro dieci per cento entro il 2080. I tedeschi opulenti e soddisfatti non sono più interessati al sesso.

Roma. Con un rapporto a firma di Philip Booth, economista inglese presente a Milano alla convention di Stefano Parisi, il pensatoio londinese Institute of Economic Affaire getta luce sulla “bomba demografica a orologeria dell’Europa”. Il grande collasso. “Mai prima d’ora un paese sviluppato con un alto livello di spesa pubblica e un enorme sistema di sicurezza sociale ha affrontato il tipo di calo demografico che vedremo nelle prossime generazioni”, scrive Booth. Una contrazione senza precedenti.

 

Se gli attuali tassi di fertilità persistono (oggi siamo all’1,3), la Germania perderà 24 milioni di abitanti entro il 2080. Il 31 per cento degli attuali 80 milioni. Questo nel caso in cui i flussi migratori si interrompano.

 

Se dovessero proseguire, la Germania perderà il venti per cento della sua attuale popolazione. La Grecia, con una perdita del 29 per cento della popolazione, passerà dagli attuali undici a meno di sette milioni di abitanti. La Polonia, con un calo del 25 per cento, passerà dagli attuali 38 a 29 milioni. La Slovenia, con una perdita del 17 per cento, scenderà a un milione e seicentomila abitanti. La parte più grande della popolazione europea si concentrerà in Francia e Gran Bretagna, con il numero di cittadini che raggiungeranno i 78 e gli 85 milioni di abitanti rispettivamente. Le proiezioni indicano che Grecia, Portogallo, Bulgaria, Slovacchia e Lettonia vedranno un terzo delle loro popolazioni scomparire entro il 2080, mentre la Lituania vedrà la più grande caduta proporzionale della popolazione (37,4 per cento) tra gli stati membri della Ue.

 

Ma è il dato tedesco a essere il più sorprendente. Le proiezioni indicano che la Germania sperimenterà più di 64 milioni di morti nel corso del prossimo mezzo secolo e meno di 40 milioni di nascite. La denatalità farà scomparire un pezzo più grande della ex Germania comunista. I dati dell’Institute of Economic Affairs confermano quelli dell’Istituto tedesco di studi demografici, secondo cui la popolazione della Germania diminuirà del venti per cento entro il 2050 e di un altro dieci entro il 2080, per una perdita demografica che è l’equivalente delle popolazioni di Berlino, Amburgo, Monaco di Baviera, Colonia e Francoforte messe assieme.

 

Per dirla con Peter Hahne, “La festa è finita”. I tedeschi opulenti e soddisfatti non sono più interessati al sesso. Lo dice una ricerca dello Stiftung für Zukunftsfragen, pensatoio di Amburgo, che rivela che il sesso arriva ultimo come attività post lavoro fra i tedeschi, dopo tv, internet e fitness. Un quarto degli uomini tedeschi ha detto “no” ai figli. In Italia sono chiamati “bamboccioni”; in Giappone sono noti come “parasaito shinguru-o”, i single parassiti; in Germania, sono i “nesthocker” e non hanno intenzione di lasciare l’“Hotel Mama”.

 

 

Tutto iniziò nella ricca Germania dell’ovest

 

La demografia resta tabù nella società tedesca e ogni volta che se ne parla torna lo spettro del “numero fa la forza”, l’obolo di Hitler, il “babygeld”, soldo per il bambino. Che ironia! Nella Seconda guerra mondiale, la Germania ha perso milioni di suoi abitanti, uccidendone altrettanti, in una lotta per il “Lebensraum”, lo spazio vitale, mentre oggi perde territorio e pezzi di società a causa della bomba che non fa rumore: l’insipienza demografica. Dal 1972, la Germania non ha visto un solo anno in cui il numero dei neonati ha superato il numero dei morti. Le famiglie hanno cominciato a essere fuori moda in quella che allora era la Germania ovest, quando il paese prosperò e il tasso di fertilità ha cominciato a scendere a circa 1,4 figli per donna e poi praticamente è rimasto lì, ben al di sotto del tasso di 2,1 figli che mantiene stabile una popolazione. Adesso si parla di tante piccole città in Sassonia e Brandeburgo che potrebbero chiudere bottega e diventare città- fantasma, tale e profonda è la contrazione della popolazione tedesca.

 

L’alternativa all’irrilevanza demografica, economica e politica è l’immigrazione, ma non basta che i migranti entrino alla spicciolata. Servono tante ondate come il 2015. L’esperto di demografia Herwig Birg sostiene che la Germania ha bisogno di due milioni di immigrati all’anno per evitare il collasso. Porte aperte per sopperire alle culle vuote. Ma che importa, saranno comunque tutti bravi cittadini tedeschi.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.