Il presidente cinese Xi Jinping in visita al villaggio Bacha (foto LaPresse)

In Cina la guerra alla corruzione salva anche i matrimoni

Eugenio Cau

Le mogli dei funzionari del Partito comunista ringraziano Xi Jinping perché le sue politiche dure hanno rimesso in riga i mariti. Tra propaganda e rivoluzione moralista.

La guerra alla corruzione del presidente cinese Xi Jinping ha mietuto centinaia di migliaia di vittime: un quarto di milione di funzionari del Partito comunista, secondo una stima fatta dal Financial Times l’anno scorso e che oggi è da rivedere notevolmente al rialzo. Funzionari di ogni genere e rango, “le mosche e le tigri”, come disse Xi Jinping all’inizio della sua grande campagna di purificazione del Partito, sono stati coinvolti nelle indagini, sospesi dal Partito, imprigionati spesso in maniera informale, senza accuse – e quelli che sono stati risparmiati hanno imparato la lezione attraverso l’esempio, terrorizzati. Ma dentro al Partito, una categoria sembra giovarsi della potenza di fuoco della guerra alla corruzione: le mogli dei funzionari.

 

A Wuhan, metropoli della Cina centrale, settantuno donne si sono riunite martedì pomeriggio in una sede locale del Partito comunista per discutere su come “creare un ambiente famigliare onesto e pulito e costruire una buona tradizione famigliare”. Secondo il giornale in lingua inglese di Hong Kong, il South China Morning Post, che a sua volta riprende un report di un giornale locale, Changjiang Daily, le donne erano le mogli di settantuno funzionari di partito promossi recentemente nella provincia. Dopo poco, l’incontro propagandistico ha preso una piega strana. Le donne hanno iniziato a lodare la guerra alla corruzione di Xi Jinping che stava facendo fuori i colleghi dei loro mariti. Non per amore dell’onestà, ma perché da quando è iniziata la purga la loro vita famigliare è decisamente migliorata.

 

“Ringrazio la leadership centrale del Partito per essere così rigida nella disciplina e la ringrazio per il miglioramento dell’ambiente. Mio marito ora spende più tempo a casa e ha più tempo per stare con la sua famiglia e comunicare con noi”, ha detto Gao Bo, moglie di un funzionario locale, aggiungendo che “anche il suo stato mentale è migliorato”. Lu Changyan, moglie di un altro funzionario, ha detto che lei ha dovuto essere in parte buona moglie, in parte generale “dal volto di ferro” e in parte monaco per poter mantenere il marito sulla buona strada, ma ha fatto capire che lo sforzo è servito. In generale le mogli, continua il Scmp, hanno ringraziato la leadership perché l’ondata di arresti della guerra alla corruzione ha rimesso in riga i loro mariti.

 

Dall’inizio della guerra alla corruzione di Xi Jinping, nel 2013, i vizi per cui i membri del Partito erano diventati famosi nel mondo sono stati eliminati uno dopo l’altro. In parte con l’esempio e le indagini, e in parte con campagne esplicite, come quella per limitare i banchetti troppo onerosi o il codice comportamentale contro gli atti ritenuti immorali, i funzionari sono stati costretti a cambiare radicalmente il loro stile di vita. Le vendite dei beni di lusso sono crollate negli ultimi tre anni, così come i viaggi nei casinò di Macao. Molti funzionari che avevano accumulato ricchezze illegalmente sono fuggiti all’estero (e contro di loro il regime ha scatenato l’operazione “caccia alla volpe”, per rimpatriarli), gli altri sono stati costretti a darsi una regolata. Basta pranzi di lavoro che si trasformano in dispendiosi banchetti, basta spese troppo lussuose, basta anche con la pratica di mantenere giovani amanti, che nell’immaginario dei media internazionali era diventata il simbolo stesso della corruzione cinese, tanto che i giornali americani parlavano apertamente di una “mistress culture” o delle amanti come di un “must have” per l’élite cinese.

 

Dopo l’inizio della guerra alla corruzione, mantenere un’amante ha iniziato a diventare così pericoloso che sono nate perfino agenzie specializzate nel convincere le ragazze ad abbandonare il funzionario di turno senza ritorsioni. In almeno un caso celebre, un funzionario è finito sotto inchiesta dopo che un’amante abbandonata lo ha denunciato alle autorità.

 

Così, mentre i mariti abbandonano ragazze e bagordi, le mogli ringraziano. L’evento di Wuhan è ovviamente una trovata propagandistica, che amplifica i successi della guerra alla corruzione, ne nasconde la sua natura, almeno parziale, di purga politica, e propone un’immagine tradizionale della donna. Il funzionario della commissione per l’ispezione disciplinare che presiedeva la seduta, Liu Quanbao, ha ringraziato le donne presenti e le ha esortate a continuare a sostenere il lavoro dei funzionari “da dietro la linea del fronte”. Ma episodi come quello di Wuhan sono di particolare interesse perché aiutano a comprendere un aspetto spesso trascurato della trasformazione che Xi Jinping sta compiendo in Cina. Xi sta cercando di creare una “nuova visione” per il paese, e nel suo tentativo si rifà sempre più spesso ai valori tradizionali, in un mix ideologico che a volte pesca dal confucianesimo e a volte dal maoismo. In questo senso, la guerra alla corruzione non è solo una rivoluzione politica e dei costumi, è anche una rivoluzione moralista.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.