Una pattuglia di militari per le strade di Bruxelles (foto LaPresse)

Il “new normal” del terrore

Redazione
Allarme! Per Washington ora l’Europa è pericolosa come lo Yemen

Evitare per motivi di sicurezza i luoghi affollati, le attrazioni turistiche, i grandi eventi in genere, i centri commerciali e i mezzi di trasporto pubblico. Recita così il “travel alert” diffuso ieri dal dipartimento di stato americano che abitualmente mette in guardia i cittadini che decidono di partire verso uno stato considerato a rischio terrorismo. Solo che stavolta l’area da considerare “evitabile” per i turisti americani non è lo Yemen, nemmeno la Somalia o la Nigeria: l’allerta riguarda la civilissima Europa. Il pericolo di attentati nel nostro continente è elevato, dicono a Washington, soprattutto in concomitanza di tre grandi eventi in programma a luglio: gli Europei di calcio e il Tour che si disputeranno in Francia e la Giornata mondiale della gioventù che si svolgerà in Polonia.
Il “new normal” che la guerra al terrorismo impone all’occidente prevede anche questo, che la paura finisca per appiattire il mondo, al punto che passeggiare per le strade di Tunisi o per quelle di Parigi mentre si giocano gli Europei di calcio non faccia poi così tanta differenza. Così le partite internazionali, secondo la valutazione elaborata dal dipartimento di stato, diventano “potenziali obiettivi per i terroristi”; e anche l’incontro dei giovani cattolici è ora un “grande evento” a rischio. D’altra parte, la Francia aveva già esteso lo stato di emergenza per l’intera durata della competizione calcistica.

 

E poi, sulla minaccia di attentati agli Europei di calcio, l’allarme lo aveva lanciato già la polizia tedesca qualche giorno fa: “Un attacco di successo lanciato nei confronti delle squadre delle ‘nazioni dei crociati’ – compresa la Germania – sarebbe particolarmente simbolico”, recitava il documento del dipartimento della polizia criminale. La preoccupazione maggiore, continuava la relazione, è per i lupi solitari, ovvero per i combattenti che si organizzano in modo più o meno autonomo (l’ispirazione al jihad collettivo è chiara) e, per questo, ancora più imprevedibili. Nulla di nuovo, insomma, niente che il cittadino europeo o il turista americano già non sapessero: sono entrambi diventati dei potenziali obiettivi, allo stadio mentre guardano una partita di calcio come per le stradi Sana’a.