La centrale elettronucleare di Tihange nella città di Tihange, nella provincia di Liegi, in Belgio, è gestita da Electrabel

C'entra il terrorismo con le pillole di iodio distribuite in Belgio?

Giulia Pompili

La risposta è ben più complessa di quanto possa sembrare. Lo ioduro di potassio serve a proteggersi nel caso di un incidente in un impianto atomico, per esempio, ma non se esplode una "bomba sporca"

Il governo belga sta iniziando a distribuire all'intera popolazione residente, 11 milioni di persone, scatole da dieci pasticche di ioduro di potassio. Lo ha annunciato il ministro della Salute di Bruxelles, Maggie De Block, spiegando che si tratta di una misura per prevenire i danni da assorbimento di iodio radioattivo in caso di incidenti nucleari. Le pillole da 65 milligrammi di iodio (come nella fotografia twittata dal nostro David Carretta) sono prodotte dalla casa farmaceutica austriaca Gerot Lannach e sono già disponibili in molte farmacie del Belgio. Il governo olandese ha adottato ieri lo stesso provvedimento.

 

Dopo gli attentati di Bruxelles del 22 marzo scorso, e dopo le indagini sugli attentati di Parigi del 22 novembre 2015, i media hanno riportato l'attenzione sul pericolo proveniente dalle centrali nucleari, potenziali target di attacchi terroristici. A casa di uno degli individui coinvolti negli attacchi di Parigi la polizia aveva trovato alcuni video in cui compariva un funzionario del dipartimento dell'Energia nucleare belga, controllato di nascosto per motivi ancora ignoti. L'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica) aveva già confermato nel febbraio scorso che materiale radioattivo era sparito dai territori controllati dallo Stato islamico in Iraq.
 

La distribuzione così capillare di pillole di iodio, a poco più di un mese dagli attentati di Bruxelles, ha un impatto simbolico notevole. Perché finisce col ricordare i venti di guerra, la difesa interna da attacchi imminenti e le disposizioni prese per esempio da paesi come Israele, che periodicamente distribuisce maschere antigas per proteggere i cittadini da eventuali attacchi non convenzionali.

 

In realtà, la distribuzione di pillole di iodio in Belgio ha poco a che fare con il terrorismo. Si tratta infatti di una misura inserita nei nuovi protocolli dell'Aiea redatti dopo l'incidente nucleare alla centrale atomica di Fukushima, in Giappone, nel 2011. Prima di allora, a tutti i cittadini che risiedevano nel raggio di venti chilometri da una centrale nucleare veniva fornito lo iodio - le pillole peraltro scadono ogni due anni, e quindi il sistema di distribuzione viene attivato periodicamente. In Belgio erano state distribuite per la prima volta a due milioni di persone nel 2011. Dopo lo studio sugli effetti dell'incidente di Fukushima, il raggio di distribuzione è stato esteso a cento chilometri. Sul territorio belga sono attualmente attive due centrali nucleari (Doel e Tihange) e un reattore di ricerca a Mol. La superficie del Belgio è ridotta rispetto a quella di altri stati, e così l'intera popolazione belga risiede all'interno del raggio di cento chilometri da una centrale.

 

"Si tratta di una misura cautelare che rientra nell'ambito dei protocolli di sicurezza nucleare: l'Europa in questo è sempre stata molto attenta, per fortuna", dice al Foglio Alessandro Dodaro, responsabile della divisione tecnologie, impianti e materiali per la fissione dell’Enea. La distribuzione dello iodio è una delle prime cose che si fa dopo un incidente, ma in alcuni casi il governo può decidere di obbligare il gestore dell'impianto atomico a cautelarsi, distribuendo preventivamente ai cittadini lo ioduro di potassio. E dunque che cosa c'entra tutto questo con il terrorismo? Dodaro, dopo aver premesso che "il rischio zero non esiste, mai. E' per questo che misure cautelative sono benvenute", dice che un attentato in una centrale nucleare – ovvero l'ipotesi che dei terroristi entrino in un impianto atomico e lo manomettano di proposito – "è estremamente improbabile. Perché non solo bisogna conoscere bene l'ingegneria nucleare, ma bisogna conoscere bene quella specifica centrale. Bisogna essere molto esperti per provocare volontariamente un incidente. Chernobyl è stato il più chiaro esempio di incapacità: l'incidente è avvenuto per via di un test finito male, mentre tutti i sistemi di sicurezza erano stati disattivati. Ecco, per fare questo bisogna essere esperti".

 

E per quanto riguarda l'ipotesi dell'utilizzo delle cosiddette "bombe sporche", ovvero ordigni potenziati con materiale radioattivo, da parte di terroristi? "Lo iodio non può essere legato alla possibilità dell'esplosione di una 'bomba sporca'", spiega Dodaro. "Lo iodio si somministra in caso di fusione del nocciolo della centrale, perché da lì esce lo iodio radioattivo. Le pillole impediscono che l'organismo, soprattutto la tiroide, assuma lo iodio radioattivo. Una bomba non è potenziata con lo iodio, ma con materiale radioattivo che proviene per esempio dai rifiuti industriali". Dodaro spiega che ovunque, nel mondo, ci sia un rischio nucleare, esiste anche un piano d'emergenza. Perfino in Italia, che non ha centrali attive, laddove ci sono neutroni – per esempio nei quattro centri di ricerca su territorio italiano, come il Centro di ricerche Enea di Casaccia – ci sono protocolli che coinvolgono la prefettura, le autorità, la popolazione. Una volta l'anno si eseguono delle esercitazioni che coinvolgono anche i residenti delle zone limitrofe: "Si fa finta che avvenga un incidente e viene coinvolta tutta la popolazione, più i dipendenti dell'impianto. Suona la sirena d'allerta e si attiva la macchina organizzativa, arrivano le squadre biometriche, il comitato d'emergenza che dice se bisogna stare al chiuso o se si può stare all'aperto, vengono organizzati i punti di raccolta e dotati dei dispositivi d'emergenza: pasticche di iodio, guanti, soprascarpe, mascherine".

 

Riassumendo: dal 2011 in tutto il mondo si distribuiscono pillole di iodio ai cittadini che vivono nel raggio di cento chilometri da materiali radioattivi (prima si coinvolgevano gli abitanti nel raggio di soli venti chilometri). Il tempismo del governo belga nell'attuare il protocollo è inquietante, certo, ma non è legato al terrorismo: lo ioduro di potassio serve in caso di incidente nucleare – e se non è impossibile che dei terroristi provochino volontariamente un incidente, è comunque altamente improbabile. Le pillole non funzionano per proteggersi nel caso dell'esplosione di una "bomba sporca". 

Di più su questi argomenti:
  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.