Manifestanti anti-Erdogan sventolano la bandiera turca con il volto di Atatürk (foto LaPresse)

Sbatti in carcere Atatürk

Redazione
“Siamo un paese musulmano, dobbiamo avere una Costituzione religiosa e non dovrebbe esserci spazio per la laicità”. Perché il presidente del Parlamento turco vuole seppellire ogni eredità del gigante che traghettò la Turchia nella modernità.

Sarebbe disonesto ridurre la Turchia al suo volto oscuro. Ma è difficile ormai negare che non sia più occidentale di quanto non sia islamica; o che non abbia più fame di islam che voglia di essere un bastione dell’Alleanza atlantica. Il presidente del Parlamento turco, Ismail Kahraman, ha detto martedì che la nuova Costituzione deve essere “religiosa”: “Siamo un paese musulmano, dobbiamo avere una Costituzione religiosa e non dovrebbe esserci spazio per la laicità”.

 

L’attuale Costituzione è stata redatta nel 1982, dopo l’ultimo colpo di stato dei militari per ostacolare la progressione dell’islam politico. Per questo è invisa al gruppo dirigente islamico-conservatore di Ankara, erede della “sintesi islamico-nazionalista” varata negli anni Ottanta dall’ex primo ministro e presidente Turgut Ozal, che ha avvicinato la Turchia ai grandi poli mondiali dell’islamismo (Fratelli musulmani, wahhabismo saudita, Iran e Pakistan), confermando la validità del motto della diplomazia turca: “Dreaming west but moving east”. La Turchia vuole seppellire ogni eredità di Kemal Atatürk, il gigante che traghettò la Turchia nella modernità liquidando l’islam come “la teologia assurda di un beduino immorale”. Se fosse vivo, Atatürk oggi rischierebbe il carcere.

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