Il sindaco di Londra Boris Johnson in visita in Israele questo mese (foto LaPresse)

Serve una grande alleanza contro lo Stato islamico, scrive Boris Johnson

Redazione
Il sindaco di Londra sul Telegraph spiega perché bisogna usare la forza per distruggere il Califfato e che l'unico modo per farlo è trovare un accordo tra tutti quelli che vogliono sconfiggere il terrore

Nella sua column settimanale sul quotidiano britannico Telegraph, il sindaco di Londra Boris Johnson ha espresso una serie di buone ragioni per cui i parlamentari britannici dovrebbero esprimersi a favore della mozione del governo per estendere i bombardamenti britannici alla Siria. “Questa non è una risposta raffazzonata agli attentati di Parigi. La proposta del primo ministro non è stata formulata con spirito di vendetta, o secondo l’ideologia neocon”, scrive Johnson. “Questa mozione rappresenta il giudizio obiettivo del primo ministro su come rendere questo paese più sicuro, nel breve e nel lungo termine, da un movimento che pone una minaccia crescente al nostro stile di vita”. Johnson elenca la lunga serie di attacchi interni, e poi ricorda le minacce interne, dove ormai “i servizi di sicurezza britannici e le forze antiterrorismo devono tenere sotto controllo migliaia di persone che potrebbero cercare di danneggiare il paese. Il ritmo dell’attività è aumentato al punto che fanno almeno un arresto al giorno. Un ragazzo inglese di 15 anni è stato condannato all’ergastolo – sì, all’ergastolo – per il suo ruolo in un piano terroristico. Si era radicalizzato su internet. Gli uomini che lo hanno corrotto si trovano nel cosiddetto Stato islamico in Siria”.

 

“Il cosiddetto Califfato non è solo l’origine di un numero crescente di piani contro questo e altri paesi”, continua Johnson. “E’ l’immaginario prevalente per molti aspiranti jihadisti occidentali e per i tanti a rischio di radicalizzazione. Noi persone razionali lo vediamo per quello che è veramente: una specie di Mordor, o una versione più brutale del regno del colonnello Kurtz… Lo vediamo come la patria di un culto malvagio della morte. Ma nella mente dei potenziali jihadisti il Califfato ha un fascino oscuro”.

 

“Finché esisterà, il cosiddetto Califfato eserciterà una forza di attrazione… Più tollereremo l’esistenza di questo ampio e fetido terreno di coltura dell’odio – con una popolazione prigioniera di 10 milioni di persone – e peggio sarà per il mondo”.

 

Per il sindaco di Londra, tuttavia, ottenere l’obiettivo delle distruzione dello Stato islamico non è possibile, “almeno immediatamente”, con i soli bombardamenti aerei. “Ma questo non significa che i bombardamenti aerei siano inutili: hanno contribuito a ricacciare Daesh indietro in Iraq, e ci consentiranno di fare maggiormente uso di quelle forze terrestri che hanno la volontà e le capacità di sconfiggere i terroristi in Siria. Di chi si tratta? Quali saranno gli scarponi sul terreno? L’unico modo per ottenere risultati è costruire un consenso internazionale, creare una coalizione in cui tutti – compreso Putin – abbandonino la loro retorica e dirigano la loro potenza di fuoco contro Daesh. Questo significa impiegare più uomini del 70 mila ribelli anti Daesh, che comprendono il Fsa e altri. Significa probabilmente stipulare un cessate il fuoco tra Bashar el Assad e i ribelli anti Daesh, e concordare una timetable per la rimozione graduale di Assad, assicurandosi gradualmente che tutti siano focalizzati sul nemico comune”.

 

[**Video_box_2**]“Questo non sarà facile”, scrive Johnson, “almeno finché Putin bombarda i ribelli anti Daesh e anti Assad, e Assad compra petrolio da Daesh. Ma esattamente come nessuna azione militare britannica può sostituirsi a un accordo politico, così la nostra diplomazia non può essere effettiva se solo metà delle parti in campo sono coinvolte”.