Lo sterminio dei cristiani. Il perché del nostro speciale

Claudio Cerasa
Vengono spesso raccontate nei boxini dei giornali come se fossero delle storie isolate, degli omicidi casuali che nei teatri di guerra colpiscono senza alcuna matrice ideologica delle persone colpevoli semplicemente di essere cristiane – di Claudio Cerasa

Vengono spesso raccontate nei boxini dei giornali come se fossero delle storie isolate, degli omicidi casuali che nei teatri di guerra colpiscono senza alcuna matrice ideologica delle persone colpevoli semplicemente di essere cristiane. Di fronte a queste morti, l’atteggiamento dell’opinionista collettivo è spesso simile a chi, osservando le notizie di un cristiano ammazzato oggi in Siria, uno domani in Iraq, uno dopodomani in Sudan, in Nigeria, in Eritrea, in Arabia Saudita, in Iran, si asciuga le lacrime senza troppa convinzione, dicendo, tra sé e sé: ma che ci vuoi fare, scusa, in guerra c’è molta gente che muore, e quando si è in guerra, tra i tanti che muoiono, non ci possono che essere anche dei cristiani. Da anni, l’occidente è con questo spirito che spesso reagisce a quella che purtroppo non può più considerarsi come una serie di piccoli omicidi casuali senza matrice ideologica. In medio oriente, ma non solo lì, essere cristiani è diventato un peccato mortale e la furia islamista ha ormai scelto da tempo di indirizzare le sue lame e il suo tritolo verso i simboli del cristianesimo dando vita a uno sterminio di massa che giorno dopo giorno assume sempre più i contorni niente affatto esagerati di un genocidio cristiano.

 

La sistematica violenza compiuta dai fondamentalisti islamici contro i cristiani del medio oriente è perfettamente simmetrica e speculare alla guerra del terrore e di religione portata avanti a colpi di attentati e di cinture esplosive dai jihadisti del così detto Stato islamico: la strage di Parigi, come ha scritto oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul nostro giornale, è il diretto risultato della predicazione dell’odio contro il “diverso” e  delle persecuzioni che le minoranze religiose e, in particolare, i cristiani, soffrono nel mondo. Il nostro giornale è anche per questo che ha scelto di usare il linguaggio della verità – sterminio, genocidio – per illuminare un dramma moderno ormai tragicamente tollerato e quasi ignorato dall’opinione pubblica e che vede solo pochi leader politici al mondo interessati a un fenomeno che ha trasformato, sono parole di David Cameron, “la cristianità nella religione più perseguitata nel mondo” (l’International Society for Human Rights già nel 2012 sosteneva che l’ottanta per cento di tutti gli attacchi di discriminazione religiosa aveva come bersaglio proprio i cristiani). Per questo abbiamo deciso di dedicare oggi uno speciale di quattro pagine al tema dello sterminio silenzioso dei cristiani nel mondo, e soprattutto in medio oriente, per segnalare non solo le atrocità di una carneficina ma anche le ragioni per cui i cristiani sono diventati per la loro fede, esattamente come gli ebrei, degli obiettivi perfetti della macchina del terrore islamista.

 

[**Video_box_2**]Oltre al testo del capo dello stato scritto per il nostro giornale, troverete in queste pagine, negli inserti V, VI, VII, VIII, preziosi interventi sul tema di Riccardo Di Segni, Maurizio Crippa, Matteo Matzuzzi, Giulio Meotti, Piero Vietti, Adriano Sofri, Pasquale Annichino, Ibrahim Alsabagh, Samir Khalil Samir, Benedetto Moretti. Spazzare via dalla terra un cristiano è come spazzare via dalla terra un pezzo di libertà. E la distanza dell’occidente da questo dramma moderno – oltre a essere lo specchio della volontà latente della nostra cultura di voler mettere il cristianesimo in un remoto cassetto della storia – è purtroppo un riflesso diretto della distanza, culturale, politica e ovviamente militare, mostrata dall’occidente rispetto al dramma dell’islamismo radicale. Buona lettura.

 

 

 
Inchiesta su uno sterminio tollerato e silenzioso. Qui puoi scaricare il numero speciale del Foglio di sabato 21 novembre.
  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.