Foto LaPresse

“In 25 anni Israele sparirà”

L'ayatollah e quelle “cene antisemite”. Ora Khamenei getta ponti pure in Europa

Giulio Meotti
Parlamentari inglesi che parlano di “razza ebraica”, merci e professori israeliani boicottati. Storie dalla settimana dell’odio. Dopo la Londra di Netanyahu. Ieri, Khamenei è tornato a scandirlo: “Se Allah vuole, entro i prossimi 25 anni non ci sarà più nessun regime sionista”.

Roma. L’ayatollah Ali Khamenei, Guida suprema dell’Iran, usa tre parole in farsi per spiegare cosa vorrebbe fare di Israele: nabudi (annientare), imha (dissolvere) e zaval (cancellare). Sono impresse in un libro, “Palestine”, in cui Khamenei espone il suo piano per cancellare dalla mappa geografica quel “tumore canceroso”, lo stato ebraico. Ieri, Khamenei è tornato a scandirlo: “Se Allah vuole, entro i prossimi 25 anni non ci sarà più nessun regime sionista”. Non è stata certo mitigata dai negoziati nucleari con gli Stati Uniti la furia antisemita dell’Iran.

 

Londra è distante da Teheran. Ma qualche giorno fa Sajid Javid, ministro inglese delle Attività produttive, ha tenuto un discorso drammatico durante la serata di raccolta fondi per l’educazione sulla Shoah. Javid ha attaccato “le cene antisemite”, un fenomeno tipico delle “chattering classes” inglesi che durante le cene sedute, i “dinner parties” nei quartieri benestanti della capitale inglese, “persone rispettabili della classe media che avrebbero un sussulto di orrore se fossero accusate di razzismo sono molto felici di ripetere calunnie sugli ebrei”. Gli ayatollah hanno saputo costruire ponti in questa fragile psiche europea, che come ha spiegato il rabbino Giuseppe Laras in un discorso pubblicato in esclusiva dal Foglio online, era già gravemente malata di antisemitismo.

 

E questa è stata una settimana proficua per la raccolta dell’odio antiebraico. A Londra, l’arrivo del premier israeliano Benjamin Netanyahu è stato accolto da petizioni per il suo arresto (oltre 110 mila le firme) e da manifestazioni antisemite. In un video virale, un’attivista, Pamela Hardyment, dichiara senza inibizioni che sei milioni di ebrei israeliani “devono andare in mare”. A firmare la petizione contro Netanyahu anche dei parlamentari inglesi, come Tommy Sheppard, e i principali capi dei sindacati inglesi con una lettera sul quotidiano Guardian. Un parlamentare dello Scottish National Party, Paul Monaghan, ha parlato di “orgogliosa razza ebraica” che “perseguita il popolo di Gaza”. In Lussemburgo, la più grande catena di supermercati, Cactus, ha sospeso la vendita di prodotti israeliani dalla Cisgiordania. Una decisione che ieri Netanyahu ha paragonato al boicottaggio antiebraico negli anni Trenta. Il premier stava commentando il voto del Parlamento europeo (525 a favore, 70 contrari) che chiede la marcatura dei prodotti ebraici provenienti dai territori contesi, ricalcando perfettamente la linea del movimento Bds per il boicottaggio di Israele.

 

[**Video_box_2**]Ad Aachen, in Germania, la banca Sparkasse ha ospitato nei suoi uffici un dibattito in cui hanno preso parte attivisti che hanno firmato un manifesto per “il completo smantellamento del regime israeliano dalla Palestina storica, dal mare al fiume”. Ovvero la cancellazione dello stato ebraico. In Francia, la richiesta di due scienziati israeliani di ottenere un campione di antisiero è stata respinta da un professore di Biologia presso l’Università di Bordeaux, a causa della loro nazionalità. Nella sua risposta alla richiesta, l’accademico ha scritto: “Finché non vedo un serio sforzo fatto dal vostro paese per raggiungere la pace con coloro che vivevano in Palestina prima dell’attuale popolazione non manderò alcun antisiero”. In Olanda, l’editore ThiemeMeulenhoff ha difeso la pubblicazione di un libro di testo per le scuole superiori in cui, a pagina 23, si legge: “Il governo britannico aveva urgente bisogno di denaro durante la Prima guerra mondiale. Banchieri ebrei erano pronti a offrire quel prestito se il governo avesse fatto un gesto verso il popolo ebraico”. Inoltre, si legge che Israele è “basato sull’ingiustizia”.
Il supremo turbante iraniano non avrebbe saputo dirlo meglio. Con posto a tavola.

Di più su questi argomenti:
  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.