Lynton Crosby

Il Karl Rove dei Tory

Marco Valerio Lo Prete
Crosby & Co. Chi è quel duetto australiano che sussurra ai conservatori vincenti del pianeta

Roma. Due anni e mezzo fa, alla fine del 2012, David Cameron era già al governo del Regno Unito e i laburisti ovviamente erano già all’opposizione. Due anni e mezzo fa, nei sondaggi, i laburisti avevano 12 punti percentuali di vantaggio sui conservatori, mentre giovedì nelle urne la differenza tra i due partiti è stata di 6 punti e a inseguire questa volta è stata la sinistra, con i Tory di Cameron che si sono aggiudicati la maggioranza assoluta a Westminster (331 seggi). Eppure, per comprendere un rovesciamento politico tanto radicale, risalire a due anni e mezzo fa può essere utile. Alla fine del 2012, infatti, la Bbc diede la notizia che i Tory avevano deciso di affidare la consulenza strategica per la campagna elettorale del 2015 a Lynton Crosby. Nome sconosciuto al grande pubblico, quello di questo signore nato 58 anni fa, ma ben noto a leader di stato, ministri e parlamentari in tutto il mondo occidentale. “Il Karl Rove australiano”, così è stato ribattezzato uno dei consulenti politici più influenti del pianeta. Crosby, l’uomo che sussurra ai conservatori vincenti. Vediamo perché.

 

La sua società di political advisory ha un giro d’affari di oltre 30 milioni di dollari, con uffici a Sydney, Londra e Milano (anche se i ben informati dicono che i clienti propriamente “politici” in Italia sono quasi zero; nel nostro paese ci sono piuttosto clienti con passaporto australiano come il gruppo finanziario Macquarie). Crosby ha fondato la società Crosby Textor Group nel 2002, insieme al concittadino e sondaggista Mark Textor. Da allora, le campagne elettorali seguite dal tandem e dai loro uomini sono nell’ordine delle centinaia. In Australia, tanto per cominciare, visto che Crosby negli anni 80 non nascondeva le sue simpatie per i Liberali (i conservatori di Canberra). Nel 2001, il suo aiuto fu decisivo nella campagna elettorale che portò alla riconferma del conservatore John Howard come primo ministro; con la questione dell’immigrazione illegale al centro del dibattito, Crosby avrebbe coniato lo slogan più usato negli ultimi giorni di dibattiti televisivi da Howard: “Decideremo noi chi arriva in questo paese e in quali circostanze”. Più di recente il Crosby Textor Group ha levigato lo spin di Tony Abbott, attuale primo ministro australiano che nel 2013 interruppe un decennio di dominio laburista, anche lui col pallino dell’approccio muscolare all’immigrazione illegale. Poi, tra campagne in Nuova Zelanda e in Africa, la società è sbarcata pure in Europa. Nel 2005, nel Regno Unito, al servizio dei conservatori che persero ma, per la prima volta da quando l’avversario Tony Blair era in campo, guadagnarono qualche seggio. Soprattutto, Crosby e i suoi sono gli artefici di una rimonta incredibile che, nel 2008, ha portato un altro conservatore, Boris Johnson, a diventare sindaco di Londra. Da quel momento l’eccentrico politico biondo platino non li ha più mollati; nel 2012, loro contraccambiano e ne propiziano la rielezione. Gli ultimi tweet di Crosby sono di quei giorni: soddisfazione per una campagna vincente nonostante l’astio della tv pubblica Bbc, e poi complimenti a Boris. Così Johnson, quando due anni e mezzo fa vide le nubi addensarsi all’orizzonte dei Tory, consigliò a Cameron: “David, rompi il salvadanaio, assumili”. Nonostante all’inizio, dall’interno del partito, filtrasse scetticismo su questi australiani più conservatori del dovuto, i loro consigli hanno pagato. Qualche giorno fa l’Independent, in un articolo critico che comunque presagiva come i Tory stessero recuperando consensi, tracciava le origini del possibile comeback proprio nel ruolo di Crosby, “il José Mourinho della strategia politica”. Il leader laburista, Ed Miliband, dopo l’ennesimo attacco che gli era stato rivolto, nelle scorse settimane ha detto beffardo ai Tory: “Licenziate Crosby, non vi servirà più”. Ieri però, a doversi dimettere dopo la sconfitta, è stato il capo dei laburisti. Crosby & Co. si riposeranno un po’. A differenza di altri affiatatissimi consiglieri di Cameron – come il più politico Edward Llewellyn che, secondo indiscrezioni raccolte dal Foglio, potrebbe arrivare a Roma in qualità di nuovo ambasciatore di Sua Maestà – gli uomini che sussurrano ai conservatori si rimetteranno presto a caccia di altri potenziali vincenti.
Marco Valerio Lo Prete  

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