Gustavo Zagrebelsky (LaPresse)

Editoriali

Le inconsistenti argomentazioni “di metodo” di Zagrebelsky sul premierato

Redazione

“Ci trasforma in un’autocrazia illiberale”, dice il costituizionalista, sviluppando questa tesi con argomenti metodologicamente discutibili. Chiaramente si può essere d'accordo o meno con la riforma, ma la questione va esaminata, discussa, sostenuta o contrastata nel merito

Gustavo Zagrebelsky sostiene che “il premierato ci trasforma in un’autocrazia illiberale” sviluppando questa tesi con argomenti metodologicamente discutibili. Il premier eletto direttamente, spiega, disporrà, grazie a “un bel premio di maggioranza”, della licenza di “fare quel che vuole senza fastidiosi contrappesi e controlli”. Potrà “eleggere da solo il ‘suo’ presidente della Repubblica, i ‘suoi’ giudici costituzionali, i ‘suoi’ consiglieri del Csm”.

Che cosa c’entri tutto questo con l’elezione diretta del premier non è dato capire: il premio di maggioranza c’è già, anche senza premierato, ci sono state maggioranze in tutte le legislature ma l’elezione del presidente della Repubblica ha quasi sempre serbato sorprese, fin da quando il candidato della Dc che aveva la maggioranza assoluta nel 1948, il conte Carlo Sforza, fu silurato dalla dissidenza dossettiana e fu eletto Luigi Einaudi, mentre per i giudici costituzionali e i membri di nomina parlamentare del Csm (che sono una minoranza) sono necessarie maggioranze qualificate. Quindi non c’è alcuna autocrazia, né tantomeno automatica come lascia intendere Zagrebelsky: né con il premierato né senza.

La deriva illiberale, invece, discenderebbe dalla “governabilità”, che viene descritta come una forma di sottomissione incontrollata al potere: “Una mandria è governabile quando obbedisce al pastore. Il popolo è governabile quando è mansueto”. Anche qui non si capisce il nesso, o la contrapposizione, tra governabilità e libertà, visto che le libertà individuali e collettive sono garantite dalla Costituzione e non derivano dalla maggioranza, appunto perché devono essere godute senza discriminazioni anche dalle minoranze. Naturalmente il fatto che le argomentazioni del professore non siano convincenti non significa che il premierato sia una buona o una cattiva soluzione. Ma soltanto che la questione va esaminata, discussa, sostenuta o contrastata nel merito, senza improprie generalizzazioni che risultano inconsistenti e inconcludenti.

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