La direttrice del Fmi Kristalina Georgieva (Lapresse)

Editoriali

Il Fondo monetario non è ottimista. Scende l'inflazione, ma gli ostacoli sono molti

Redazione

I dati dell’Fmi sono una doccia fredda per Meloni & co dopo che il Documento di economia e finanza del governo aveva acceso una speranza. I tassi d’interesse rimarranno alti 

L’inflazione sta scendendo, però la strada è seminata di ostacoli duri come rocce. L’economia mondiale resta positiva, tuttavia rallenta e la stretta monetaria decisa per far scendere i prezzi rischia di provocare una caduta nella seconda parte dell’anno. Il Fondo monetario internazionale ieri ha gettato una doccia gelata sulle speranze accese anche in Italia dal quadro che il governo ha presentato nel suo Documento di economia e finanza. Il Fmi è un po’ più prudente di Giorgia Meloni che scommette su una crescita dell’un per cento quest’anno e 1,4% nel 2024, ma ha innalzato le previsioni da più 0,6 a più 0,7% e le ha abbassate dallo 0,9 allo 0,8% per l’anno prossimo. Dopo il 4% del governo Draghi, è comunque una bella gelata. Grazie alla ripresa della Cina e alla tenuta degli Stati Uniti, il Pil dovrebbe aumentare quest'anno del 2,8% e il prossimo del 3%, lo 0,1% in meno di quanto previsto in precedenza.

 

Ma “un hard landing è per le economie avanzate un rischio”, osserva il Fmi mettendo in evidenza come la recente instabilità delle banche "ci ricorda che la situazione resta fragile”. L'inflazione si raffredda più lentamente delle attese ma quel che preoccupa è il nocciolo duro (al netto dell’energia e degli alimentari freschi): a livello globale, scenderà al 5,1%, ma resta a un livello superiore (+0,6 punti percentuali) rispetto alle stime. Dunque c’è una pressione della domanda, mentre si riduce la spinta dal lato dell’offerta (energia e materie prime). La conseguenza è che i tassi d’interesse rimarranno alti perché il costo reale del denaro è ancora inferiore al tasso d’inflazione. Da qui viene, dunque, l’impatto negativo sulla crescita e sull’occupazione soprattutto in Europa. Il servizio del debito italiano è destinato a peggiorare. Nell’area euro il tasso di disoccupazione si mantiene stabile al 6,8 per cento con due picchi in Spagna (12,6 per cento nel 2023 e al 12,4 per cento nel 2024) e in Grecia (11,2 per cento quest'anno e 10,4 per cento il prossimo). La disoccupazione italiana salirà nel 2023 all'8,3 per cento dall'8,1 per cento del 2022 e nel 2024 crescerà ancora attestandosi all’8,4 per cento. Un altro macigno sule spalle del governo.

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