Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg (Lapresse)

Editoriali

Sì alla “finlandizzazione” dell'Ucraina. La Nato è l'unica garanzia di sicurezza

Redazione

La Finlandia dimostra che la neutralità non basta più: uno status diventato insostenibile dopo l'invasione russa. L’ombrello dell'Alleanza atlantica serve eccome e per Zelensky può essere l'unico sbocco accettabile in un negoziato

Ieri, nel giorno del 74° anniversario della firma del Patto Atlantico, la Finlandia è diventata il 31° membro della Nato. E quasi in contemporanea gli Stati Uniti hanno annunciato un nuovo invio di armi da 2,6 miliardi di dollari all’Ucraina. L’ingresso di Helsinki nell’Alleanza atlantica, deciso praticamente all’unanimità dalle forze politiche finlandesi, segna la fine della storica neutralità che ha consentito al paese scandinavo durante la Guerra fredda di convivere pacificamente con l’Unione sovietica. A questo proposito, nei primi mesi dell’invasione russa dell’Ucraina del 2022, che ricordava l’invasione sovietica della Finlandia del 1939, si era parlato di “finlandizzazione” come di una possibile soluzione della “questione” ucraina. Per finlandizzazione si intendeva, appunto, la peculiare condizione assunta da Helsinki nel Dopoguerra contraddistinta da una limitazione della sovranità nella politica estera a causa della presenza di un vicino ingombrante e minaccioso come l’Unione sovietica in cambio di garanzie di sicurezza. Si riteneva che quello schema, rinuncia all’adesione alla Nato in cambio di garanzie sull’integrità territoriale, sarebbe potuta essere una soluzione anche per Kyiv.

 

Ma in realtà quel tipo di neutralità è diventato uno status insostenibile per i confinanti con la Russia proprio in seguito all’invasione dell’Ucraina. Tanto che paesi storicamente neutrali come la Svezia, e la stessa Finlandia, hanno chiesto riparo sotto l’ombrello della Nato. Putin ha stracciato qualsiasi trattato internazionale, dagli Accordi di Helsinki (basati sul rispetto dell’integrità territoriale degli stati) al Memorandum di Budapest (con cui l’Ucraina ha ceduto il suo arsenale nucleare a Mosca in cambio del rispetto dei propri confini). E ora in Europa la neutralità non basta. L’unica garanzia di sicurezza è diventata l’adesione alla Nato, come ha capito bene la Finlandia. La “finlandizzazione” assume così un altro significato – il passaggio dalla neutralità all’Alleanza atlantica – e può essere l’unico sbocco accettabile per l’Ucraina in un negoziato.

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