Il primo ministro ungherese Viktor Orban (LaPresse)

Editoriali

Non stiamo con Orbán

Redazione

L’Italia fa bene a unirsi ai paesi europei sui diritti Lgbtqi contro l’Ungheria

Oggi quattordici paesi hanno firmato una dichiarazione congiunta contro la legge ungherese anti Lgbtqi. Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Lettonia hanno condannato la norma come “una flagrante forma di discriminazione” e hanno chiesto alla Commissione di agire. All’appello, inizialmente, mancava l’Italia che, secondo quanto aveva dichiarato il sottosegretario Vincenzo Amendola, preferiva “attendere la posizione ungherese in Consiglio”. I chiarimenti da parte dell’Ungheria sono arrivati, non sono stati “soddisfacenti” e l’Italia ha deciso di aggiungersi ai tredici. La scorsa settimana, Budapest ha approvato una serie di emendamenti che rende illegale “promuovere” o rappresentare l’omosessualità tra persone con meno di 18 anni. Le misure riguardano non soltanto programmi educativi, ma anche le pubblicità e i programmi televisivi.

 

Nel 2019 Coca-Cola proprio in Ungheria realizzò una pubblicità per la campagna “Love is Love” con una coppia omosessuale. Allora il partito di Viktor Orbán lanciò il boicottaggio, oggi la pubblicità sarebbe illegale. Nel testo si legge: “La pornografia e i contenuti che rappresentano la sessualità o promuovono la deviazione dell’identità di genere, la riassegnazione del sesso e l’omosessualità non devono essere accessibili ai minori di 18 anni”. L’obiettivo dichiarato è “tutelare i diritti dei bambini” e uno degli elementi più pericolosi non è tanto che il governo non voglia che si parli di comunità Lgbtqi nelle scuole o che abbia istituito un registro di organizzazioni titolate a parlare di educazione sessuale ai minori, ma che di fatto questi emendamenti indichino l’orientamento sessuale come una deviazione e un crimine e puntino a paragonarlo alla pedofilia. Questa legge non risponde ai criteri dello stato di diritto ai quali l’Ungheria dovrebbe aderire, è discriminatoria, e l’Italia ha fatto bene a unirsi alle buone ragioni dei paesi europei che hanno firmato la dichiarazione.

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