Mario Draghi ed Emmanuel Macron (Ansa)

Editoriali

L'inflazione senza isterie

Redazione

Alzare i tassi è un errore blu: l’aumento dei prezzi è un segnale di ripresa

L’inflazione bloccherà la crescita delle borse nonostante la ripresa economica superiore alle attese? E fornirà motivi a chi invoca politiche meno permissive di quelle post pandemia? L’aumento dei prezzi agita soprattutto gli Usa dove molti dirigenti della Federal Reserve chiedono il tapering, la riduzione degli acquisti di titoli del Tesoro e privati, oggi al ritmo di 120 miliardi al mese. In realtà il maggior problema è l’offerta di lavoro superiore alla domanda, causa i sussidi spesso più conveniente dei contratti. Nella zona euro l’inflazione ha raggiunto a maggio il 2 per cento, il che ha messo in allarme i paesi rigoristi. I quali chiedono di prepararsi al 2023, quando il Patto di stabilità dovrebbe tornare operativo; nel frattempo premono sulla Bce affinché inizi a ridurre gli stimoli monetari, comunque inferiori a quelli americani. Mario Draghi ha detto che la discussione sul nuovo Patto di stabilità non è iniziata, occuperà tutto il 2022 e non si tornerà ai vecchi parametri. Su questo avrebbe l’assenso di Emmanuel Macron, in attesa che si chiarisca chi, da settembre, comanderà in Germania.

 

Il debito italiano però è censurato dalla Commissione Ue che, pur con la pandemia, lo giudica troppo elevato e poco produttivo. Certo non aiutano i molti sussidi né, soprattutto, che l’Italia sia l’unico paese con il blocco dei licenziamenti, che si chiede di prolungare oltre il 30 giugno. Ma nel timore d’inflazione in Europa c’è sopravvalutazione e rivalsa rigorista. Il rimbalzo dei prezzi si confronta con un 2020 disastroso per i consumi, la produzione industriale, l’export e il pil. E anche con il clima di fiducia di imprese e famiglie che ha ribaltato lo scenario precedente. Nella ricostruzione post bellica l’inflazione fu sempre intorno e oltre al 3 per cento annuo; i problemi vennero per l’Italia quando il debito cominciò a rincorrerla. Su questo, sul corretto uso non assistenzialistico delle risorse, è giusto intervenire, anziché agitare un puro effetto statistico.

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