Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha ricordato che il nostro debito pubblico, ora al 160 per cento del pil, ci espone a forti rischi (Ansa) 

Editoriali

Il peso delle mancate riforme

Redazione

In Ue l’Italia uscirà dalla crisi più tardi, per correre non basta fare debito. Servono azioni radicali

Nei giorni scorsi l’Istat ha diffuso due dati positivi sull’economia. Il primo riguarda la crescita, con un pil aumentato dello 0,1 per cento nel primo trimestre (un dato rivisto al rialzo rispetto al -0,4 per cento stimato in precedenza). Il secondo riguarda il lavoro, con un aumento degli occupati (+120 mila rispetto a gennaio), un incremento delle persone in cerca di occupazione (+120 mila) e una forte diminuzione degli inattivi (-138 mila). È un segnale molto positivo sulle prospettive di crescita per quest’anno soprattutto perché si riferisce a mesi antecedenti alle nuove riaperture che, insieme all’avanzamento delle vaccinazioni, possono garantire una ripresa più solida e sostenuta del previsto. Ma questi importanti miglioramenti di breve termine non devono ingannare né distrarci rispetto al lungo termine e allo stato di salute complessivo della nostra economia.

 

L’Italia non sta bene. Non cresce da decenni e, molto probabilmente, uscirà da questa crisi più indietro rispetto al posto che occupava nel mondo. Cina e Stati Uniti correranno più dell’Europa e l’Italia sarà l’ultimo vagone dell’eurotreno: saremo l’ultimo paese dell’Ue a ritornare, solo nel 2023, al livello pre-pandemia, quello del 2019, quando però non avevamo ancora recuperato il livello pre-crisi del 2011. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha ricordato che il nostro debito pubblico, ora al 160 per cento del pil, ci espone a forti rischi e, pur considerando il contributo alla crescita del Pnrr, riusciremo a riportare il debito ai livelli (già elevati) pre-crisi solo tra 10 anni. È come se il paese avesse uno zaino pieno di pietre sulle spalle, che ci fa piombare più giù quando c’è una crisi e risalire più lentamente dopo. L’unica cura è quella, ricordata  da Mario Draghi, di crescere di più. Ma per far correre l’economia non basta la spinta dei fondi europei, bisogna svuotare lo zaino da quei macigni. Per farlo servono riforme radicali.

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