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Editoriali

L'offerta di Orbán alla Lega

Redazione

In Europa la vocazione europeista di Salvini è una boiata pazzesca

In un intervento alla radio, il premier ungherese Viktor Orbán ha detto di voler incontrare il leader della Lega, Matteo Salvini, e il premier polacco, Mateusz Morawiecki per discutere insieme della sua idea: la creazione di un nuovo partito nazionalista nell’Unione europea. Il partito di governo a Budapest, il Fidesz, ha lasciato prima il gruppo parlamentare del Partito popolare europeo a Strasburgo e due giorni fa ha mandato una lettera al Ppe annunciando l’addio alla famiglia (nota: la lettera non è indirizzata a Donald Tusk, presidente del Ppe, un dispetto ulteriore in una storia di attriti profondi tra lui e Orbán). Ora il premier ungherese cerca una nuova casa nell’Ue, è corteggiato sia dai sovranisti di cui fa parte anche la Lega sia dai conservatori euroscettici guidati da Giorgia Meloni. Ma evidentemente queste famiglie non sono abbastanza comode e accoglienti, così Orbán ha lanciato l’idea di costruirne una nuova. Le reazioni degli invitati sono state molto caute. Salvini ha detto di avere altre priorità ora, “mi sto occupando molto più concretamente di vaccini e di rimborsi alle imprese italiane, di quello che accadrà in Europa ne parleremo più avanti”. Anche da Varsavia c’è stata cautela: per quanto i due paesi lavorino insieme in chiave anti Bruxelles (condividono l’idea che l’Ue sia un bancomat, non di più), hanno anche molti dossier che li distanziano parecchio, a cominciare dalle relazioni con la Russia. La nuova famiglia avrà molto da discutere, ma la proposta fornisce già qualche elemento di analisi. Primo fra tutti il fatto che l’avvicinamento della Lega al Ppe, caldeggiato da una parte del partito (Giorgetti), si complica di molto: nella politica europea la Lega continua a mettere in discussione la propria vocazione europeista introdotta in Italia con l’arrivo del governo Draghi. Il Ppe si sta segnando ogni cosa, e liberatosi del guaio Orbán, difficilmente vorrà considerare l’ipotesi di inglobarne un altro, così ambiguo poi.