Editoriali

Governi balneari

Procedura d’infrazione sulle concessioni balneari: politica e lobby violano la Bolkestein, i cittadini italiani pagano

Si scrive “lettera di costituzione in mora” ma si legge procedura d’infrazione. E’ quella che la Commissione europea ha aperto nei confronti dell’Italia sulle concessioni balneari: “Gli stati membri – scrive la Commissione – sono tenuti a garantire che le autorizzazioni, il cui numero è limitato per via della scarsità delle risorse naturali (ad esempio le spiagge), siano rilasciate per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi”.

 

Si tratta, insomma, di aprire il settore balneare alla concorrenza in modo da consentire “a tutti i prestatori di servizi interessati, attuali e futuri, la possibilità di competere per l’accesso a tali risorse limitate, di promuovere l’innovazione e la concorrenza leale e offrire vantaggi ai consumatori e alle imprese, proteggendo nel contempo i cittadini dal rischio di monopolizzazione di tali risorse”. Tutto questo, secondo la Commissione, non avviene nel nostro paese dove, ignorando intenzionalmente una sentenza della Corte di giustizia europea del 2016 che aveva già stabilito la violazione della direttiva Bolkestein, i governi di tutti i colori – da ultimo quello M5s-Lega – prorogano continuamente e automaticamente le concessioni, ora fino al 2033.

 

Tutto questo produce “incertezza giuridica per i servizi turistici balneari, scoraggia gli investimenti in un settore fondamentale per l’economia e già duramente colpito dalla pandemia di coronavirus, causando nel contempo una perdita di reddito potenzialmente significativa per le autorità locali italiane”. L’apertura della procedura d’infrazione, se non cambierà nulla, si concluderà con una sanzione a carico dell’Italia che aumenterà per ogni giorno in più di prosieguo dell’infrazione. A pagare, però, non sarà chi ha beneficiato della mancanza di concorrenza e chi lo ha consentito – i balneari e la politica – ma i cittadini italiani. Che così pagheranno due volte, prima da consumatori e poi da contribuenti.

 

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