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Responsabilità zero
Caro voli e South-working, la falsa empatia dei bonus siciliani
Prima si costruisce un territorio che spinge via talenti e imprese, poi si distribuiscono bonus per farli tornare: la Regione accusa il mercato e la legge della domanda e dell'offerta, ma intanto tenta di comprare consenso con fondi pubblici
Puntuale come Babbo Natale, anche quest’anno è arrivata la polemica sul cosiddetto “caro voli”, ovvero la denuncia del fatto che il costo dei collegamenti aerei tra le città del centronord e quelle del Mezzogiorno (in particolare, delle isole maggiori) sarebbe troppo elevato e questo limiterebbe la possibilità dei tanti emigrati meridionali di tornare “a casa” per le festività natalizie.
Sebbene l’Autorità antitrust abbia recentemente escluso l’esistenza di pratiche anticoncorrenziali (si veda Luciano Capone su queste colonne il 27 dicembre scorso), è un tema che si vende mediaticamente molto bene. Per esempio, i comici Ficarra e Picone ne sono stati testimonial nell’ambito della promozione di una loro recente serie televisiva. O, ancora, lo stesso tema ricorre regolarmente anche a Pasqua e in estate. Non sorprende quindi che sia un argomento che fa gola a quella politica a caccia di iniziative demagogiche volte alla sola generazione di consenso.
La Sicilia è un caso paradigmatico. In occasione del Natale 2023, la regione ha introdotto un bonus in favore dei residenti dell’isola per calmierare i prezzi dei biglietti aerei. Questa agevolazione è stata successivamente prorogata ed è tuttora attiva. Se il testo della norma è chiaro, altrettanto chiaro, a una lettura intellettualmente onesta, è il sottotesto, che suona più o meno come segue: caro corregionale che vivi nell’amata isola, capisco le tue difficoltà nel sentirti lontano dal resto del mondo; caro emigrato (ma con residenza in Sicilia), provo grande empatia nei confronti del tuo dolore per il distacco dalla terra natìa; lì fuori nel mondo, poi, c’è una cosa cattiva chiamata mercato con la sua inaccettabile legge della domanda e dell’offerta che, per il vile profitto di pochi, ignora questi disagi. Ma per fortuna il governo regionale è al tuo fianco e ti aiuta a contrastare queste forze malevole sostenendoti con un bonus (P.s.: ricordatene nel segreto dell’urna elettorale).
Siamo di fronte a un vero e proprio ribaltamento della realtà e di sdoppiamento di personalità da parte della politica. La regione Sicilia è infatti la stessa che con le sue scelte ha spinto il territorio che governa ai margini dell’Europa e i suoi cittadini a cercare fortuna altrove. In base agli ultimi dati dell’indice sulla qualità del governo nelle regioni europee dell’Università di Göteborg (gli stessi utilizzati dalla Commissione europea), nel 2024 la Sicilia era al 208° posto su 210 regioni europee in base all’indice di qualità del governo (sì avete letto bene: 208 su 210, davanti solo a un paio di regioni bulgare). E’ un dato sconfortante. Né è relativo a questa particolare rilevazione: nel 2010, primo anno di disponibilità dei dati, la posizione era la 201°. Insomma, siamo lì.
Lo stesso schema del colpevole che si traveste da compagno-sodale, sullo sfondo di un’emigrazione cronica che trasferisce altrove parte del talento e del civismo siciliano, lo ritroviamo anche in un’altra iniziativa locale. Nell’ultima finanziaria regionale la politica isolana, indossata nuovamente la maschera della falsa empatia, ha previsto uno stanziamento volto a favorire il cosiddetto south working: si tratta di un contributo di 30 mila euro a fondo perduto (con un plafond complessivo di 54 milioni) per imprese operanti nell’Unione europea se queste assumono persone che vivono in Sicilia lavorando da remoto. Ci risiamo. Da un lato, la regione non incide sui fattori (peraltro stranoti) che rendono attrattivo un territorio per l’insediamento di imprese e lavoratori: servizi pubblici soddisfacenti, adeguata tutela dei diritti di proprietà, buone infrastrutture materiali e immateriali, qualità dell’istruzione, burocrazia agile, e via discorrendo. Dall’altro, utilizza fondi pubblici non per correggere un fallimento del mercato (che non c’è) ma per massimizzare la rendita elettorale. L’ambiguo doppio ruolo che caratterizza i bonus gemelli è un inganno ipocrita ai cittadini. Non è Pirandello ma il gioco delle tre carte.