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Il Conto alla rovescia
Meloni rinvia la firma del Mercosur e frena tutta l'Ue
La premier fa slittare la decisione del Consiglio e spiazza tutti. E Lula tuona: "O si firma adesso, o non si firmerà più, almeno finché io sono presidente". Ma da Bruxelles qualcuno ancora crede che ci sia una minuscola possibilità per un compromesso questa settimana
“Riteniamo che firmare l’accordo nei prossimi giorni sia ancora prematuro”. Giorgia Meloni imposta così, in Aula, la posizione dell’Italia in vista del Consiglio europeo. Non dice no all’accordo Ue-Mercosur, ma chiede tempo per chiudere il pacchetto di garanzie sull’agricoltura prima di mettere la firma.
La frenata della premier ha colto di sorpresa più di qualcuno. Poche ore prima il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, forse convinto della firma il 20 dicembre, ha detto: “In un momento in cui i dazi imposti statunitensi fanno venir meno un po’ di export verso gli Usa, per noi il Mercosur vale 14 miliardi ed è un’occasione per esportare”. La settimana era partita in direzione opposta alle parole di Meloni. Il 16 dicembre l’Europarlamento ha approvato con ampia maggioranza il nuovo regolamento sulle clausole di salvaguardia legate all’accordo: 431 voti a favore, 161 contrari, 70 astenuti (con FI favorevole, FdI astenuta e Lega contraria). Queste misure includono soglie più basse per indagare su aumenti delle importazioni e obblighi di reciprocità per il Mercosur sugli standard di produzione Ue. Ma il senso politico dello sforzo - fatto anche dalla Commissione - sulle salvaguardie era rendere politicamente praticabile la decisione in Consiglio questa settimana e togliere possibili alibi.
Meloni ha, da un lato, rivendicato i passi avanti ottenuti con la Commissione, a partire dalle salvaguardie, un fondo di compensazione, e controlli fitosanitari rafforzati. Poi, però, ha chiuso la porta per la firma a dicembre: “Tutte queste misure, seppur presentate, non sono ancora del tutto finalizzate. Serve attendere e discuterle con gli agricoltori”. Ma l’agroalimentare italiano non è un blocco unico con tutti contrari. E ci sono diversi esportatori che, al contrario, invitano a chiudere l’accordo il prima possibile: Origin (che rappresenta 80 consorzi Igp e Dop tra i più significativi in Italia), Pecorino Romano, Unione Italiana Vini, e Federalimentare, la quale ha dichiarato: “Le clausole di salvaguardia sono solide ed efficaci: garantiscono reciprocità, tutelano 57 Dop e Igp, la protezione da vendite sottocosto, e stabiliscono il rispetto delle norme fitosanitarie per i prodotti importati”, di fatto ponendo le parole di Meloni in un settore stagno: quello di Coldiretti e Confagricoltura.
E anche dall’Ue non ci si aspettava questo passo indietro, tanto che aspettavano la decisione italiana via procedura scritta proprio per il 19 dicembre, a ridosso della cerimonia organizzata dal presidente Lula prevista in Brasile per il 20 dicembre. Ieri il Consiglio dell’Ue ha discusso le salvaguardie, il Coreper ha lavorato sul testo del regolamento, e contemporaneamente si è aperto il trilogo tra Europarlamento, Consiglio e Commissione proprio per chiudere l’accordo. “Se la firma slitta oltre il 2025 io sono quasi convinta che l’accordo possa saltare, Lula è stato chiaro”, ha commentato ieri al Foglio Barbara Cimmino. E ci aveva visto lungo, perché proprio ieri Lula ha dichiarato: “Adesso o mai più. Altrimenti sotto la mia presidenza non si farà l’accordo”.
La paura di Bruxelles di far crescere la frustrazione del Mercosur e che un rinvio si trasformi in un “a mai più” appare ora più che mai giustificata. Un ex negoziatore del Mercosur, che chiede anonimato, sfoga tutta la sua frustrazione ammettendo però che per lui il rinvio non è automaticamente un divorzio: “Dare a Lula una vittoria politica non è una priorità di Milei. Ma siamo stufi di questi comportamenti degli europei”. E’ probabile che ci sia stato concerto tra l’Italia e l’Argentina dato il rapporto tra i due leader? “E’ probabile che siano arrivati messaggi rassicuranti agli argentini. Ma la sensazione che sia adesso o mai più è diffusa tra i negoziatori”. Allo stesso tempo un diplomatico europeo commenta al Foglio che il Mercosur accetterà comunque di firmare a gennaio.
Ma il commissario al Commercio Maroš Šefcovic non ha usato giri di parole: “L’Ue rischia di perdere la faccia se lascia cadere il dossier”. E qui si innesta un altro punto per il futuro. Il Mercosur è un grande traguardo, sì, ma è solo l’inizio di un nuovo percorso commerciale dell’Ue per liberarsi dalla pressione dei dazi e della concorrenza cinese. Dopo il Mercosur dovrebbe seguire un accordo commerciale con l’India, poi la Malesia, l’Indonesia, e così via. Ma come ci si presenterebbe ai tavoli delle trattative se l’Ue dovesse dare buca così al Mercosur?
Oggi si capirà se il “prematuro” di Meloni è un no fino a gennaio, oppure se un compromesso su salvaguardie e controlli, e un chiarimento politico con Ursula von der Leyen durante la giornata possono rendere ancora possibile una firma a dicembre.