l'intervista

Il salto tecnologico del 5G “Standalone”: Wind Tre accetta la sfida

Stefano Cingolani

È il primo operatore in Italia a lanciare la rete ed è un'opportunità anche per l’Europa. La promessa è fare del 5G SA lo strumento per riportare il Vecchio Continente al centro della scena tecnologica in un contesto dominato dalle Big Tech americane. Parla il cto Carlo Melis

Standalone, anzi 5G Standalone, una formula, una promessa, una realtà. Dobbiamo abituarci a conoscerla e soprattutto a praticarla, perché rappresenta “un’infrastruttura che diventa la spina dorsale della nuova economia digitale”. Ne è più che convinto Carlo Melis, chief technological officer di Wind Tre, il manager che guida la nuova svolta della compagnia nata negli anni '90 da una costola dell’Enel e che, dopo una serie di passaggi industriali e proprietari, nel 2016 si è fusa con H3G; oggi è controllata da CK Hutchison, il colosso fondato da Li Ka Shing il Warren Buffett di Hong Kong, che ha lasciato la presidenza nel 2018 quando aveva 90 anni. Chiamarlo infrastruttura è corretto, ma limitato perché il 5G SA è molto di più, spiega Melis al Foglio e per Wind Tre è il nuovo core business. Laureato in Ingegneria al Politecnico di Milano, Melis è entrato in Wind nel 2002; a Londra dal 2020 ha sviluppato una delle migliori reti 5G del Regno Unito; nel settembre 2024 gli è stato affidato il compito di ripetere quel successo nelle condizioni italiane.

Nel mondo digitale, stand alone vuol dire un dispositivo o un sistema indipendente e il 5G SA è definito come “una rete nativa, completamente autonoma dal 4G, progettata per garantire prestazioni elevate, latenza minima, sicurezza avanzata e configurabilità dinamica”. Ci sono solo 18 infrastrutture di questo tipo in Europa e 80 nel mondo, Wind Tre è il primo operatore in Italia. La promessa è fare del 5G SA lo strumento per riportare il Vecchio Continente al centro della scena tecnologica (come negli anni 90, quando aveva la leadership mondiale nella telefonia mobile), in un contesto dominato dalle Big Tech americane. Si tratta non solo di avere una connettività ad alta qualità ed efficienza, ma di accelerare e favorire la transizione digitale, colmando il gap italiano che è ancora molto ampio. Una delle caratteristiche è creare corsie preferenziali per gli utilizzatori, con soluzioni su misura senza i costi delle infrastrutture private e questo si adatta bene alla struttura industriale del paese.

Ci sono già esempi più che promettenti. Un esperimento riuscito: la trasmissione video in diretta di un evento sportivo con oltre 90 mila spettatori con immagini ad alta definizione senza interruzioni. Melis non può dire di quale evento si tratta per rispettare il rapporto confidenziale con il cliente. Ma parla con entusiasmo di quel che si sta facendo nei porti con il progetto Smart Port 5G. A Genova, ad esempio, a supporto della manutenzione. E a Salerno insieme all’Università Federico II di Napoli per digitalizzare e automatizzare le operazioni del terminal container. Sanità, Pubblica amministrazione, imprese in particolare le piccole e medie, sono gli utilizzatori ideali e la caratteristica tecnologica del 5G SA è adattarsi agli effettivi bisogni dei clienti fino a diventare una sorta di rete su misura.

Un vero e proprio salto tecnologico, spiega Melis, in uno scenario caratterizzato da tre innovazioni fondamentali: il cloud, l’intelligenza artificiale, le reti di ultima generazione senza le quali le prime due non funzionano. In realtà si tratta di un vero e proprio triangolo che non si tiene se uno dei vertici cade. Wind Tre sta trasformando se stessa, sottolinea Melis che di questa mutazione è nello stesso tempo araldo e artefice. La compagnia offre già servizi diversi oltre alla connettività, ad esempio l’energia o le assicurazioni. Ciò fa parte del cambiamento che accomuna le tradizionali compagnie telefoniche in un mercato ormai saturo e ipercompetitivo. E’ in corso un po’ ovunque una concentrazione, in Italia ricordiamo ora Fastweb-Vodafone o quella ancora in fieri Tim-Poste. Si parla anche di Wind Tre con Iliad, ma Melis non vuol commentare quelle che definisce solo voci e ricorda: “Abbiamo fatto già la nostra parte acquistando Opnet per rafforzarci sul mercato wholesale”. In ogni caso, fusioni e acquisizioni sono inevitabili in una Europa che ha 45 operatori rispetto ai tre americani e altrettanti cinesi. Un percorso che spinge ognuno a cercare una propria ragion d’essere e una nuova identità.

La telefonia e le telecomunicazioni sono colpite da una crisi frutto di innovazioni tecnologiche, saturazione del mercato e una regolamentazione non solo rigida ed eccessiva, ma ormai invecchiata, che non tiene conto delle tumultuose trasformazioni in corso. Ne abbiamo già parlato sul Foglio con il top manager di Fastweb Walter Renna e con Pietro Labriola ad della Tim, nella veste di presidente della Asstel, l’associazione delle imprese del settore. Melis apprezza che finalmente l’industria abbia una piattaforma comune. “Non chiediamo sussidi”, ribadisce anche il manager di Wind Tre, ma “scenari certi e regole simmetriche, in altre parole norme semplici, chiare, valide per tutti e condizioni esterne che consentano di investire e sostengano l’innovazione”. Uno dei punti dolenti è il costo dell’elettricità. “Siamo aziende energivore, però non veniamo trattate come tali”, sottolinea. Ricorda anche lui l’appuntamento del 2029 quando andranno rinnovate le frequenze in concessione. “L’Italia ha pagato il prezzo più alto in Europa per il 5G, con 6,6 miliardi di euro e una maxi-rata da 4 miliardi nel 2022. Per accelerare la copertura e migliorare la qualità delle rete sarà indispensabile rivedere al più presto i criteri di rinnovo, legandoli a piani di investimento e obiettivi di connettività”, dice Melis, ed è la richiesta che tutti gli operatori hanno presentato al governo. La situazione in cui versano le telco può essere una crisi di crescita o può diventare il collasso di un settore strategico con 200 mila occupati, 134 miliardi di pil pari al 6,1 per cento del totale. Finora non è stata concepita né dal governo né dall’opposizione come una priorità; si può cambiare, ma il tempo corre via inesorabile.

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