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Editoriali

Il falso sconto in bolletta. Tutti i rischi della cartolarizzazione degli oneri di sistema

Redazione

Nelle bozze del decreto energia è spuntata l'idea di una cartolarizzazione dei costi aggiuntivi. Per mitigarne l’impatto però, l'esecutivo pensa di emettere debito per 5 miliardi di euro l’anno per cinque anni. Ma con questo meccanismo i consumatori pagheranno un prezzo salato

Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, da mesi cerca di mettere assieme un decreto energia per alleggerire le bollette. Le bozze del provvedimento, che avrebbe dovuto ricevere il via libera del consiglio dei Ministri in questi giorni e invece sembra ancora una volta slittare a gennaio, contengono molte misure di buonsenso. Nella disperata ricerca di interventi incisivi e immediati, però, è spuntata l’idea di una cartolarizzazione degli oneri generali di sistema. Si tratta di una componente molto rilevante della bolletta, che incide per il 20-25 per cento ma che è particolarmente elevata per le piccole e medie imprese. In gran parte deriva dagli scellerati meccanismi di incentivazione delle fonti rinnovabili introdotti attorno al 2010, che hanno caricato un peso di circa 12 miliardi di euro all’anno per 20 anni.

 

Per mitigarne l’impatto, il governo pensa di emettere debito per 5 miliardi di euro l’anno per cinque anni (25 miliardi totali). Il senso dell’operazione è quello di spalmare su un periodo di tempo più lungo (altri 20 anni) gli oneri del prossimo lustro, tagliando così fino a 20 euro/MWh in tale periodo. Il problema è che, con questo meccanismo, i consumatori pagheranno un prezzo salato: continueranno a versare oneri per i prossimi due decenni, quando invece si sarebbero esauriti molto prima (già dal 2032, la dinamica naturale li dimezzerebbe). In più, ci sono gli interessi: con un tasso del 3-4 per cento, la maggiore spesa per interessi è di 10-12 miliardi nel periodo. Ma c’è (o può esserci) di peggio: in passato, ogni calo degli oneri è stato visto come un’opportunità per inventare nuovi sussidi. Non come un sollievo ai consumatori ma come un “tesoretto” per finanziare ulteriori spese. Nulla garantisce che non possa succedere di nuovo. Invece di impegnarsi in costose alchimie finanziarie, il governo farebbe bene a legare le mani a sé stesso e ai suoi successori, per garantire che il calo degli oneri arrivi ai consumatori finali. Il modo migliore per spendere di meno è non spendere di più.

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