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Editoriali

Idee non idonee del decreto “aree idonee”

Redazione

Dal momento che i ricavi dei nuovi impianti fotovoltaici sono proporzionali alle ore di sole disponibili, in molti giorni l'energia prodotta risulta in eccesso e deve essere “tagliata” da Terna. Non viene immessa in rete, ma i proprietari degli impianti ricevono lo stesso il 100 per cento della remunerazione prevista

L’ennesimo provvedimento che dovrebbe chiarire il quadro normativo e spingere la crescita delle rinnovabili ha finito per sollevare più critiche che consensi da parte degli operatori del settore. Il cosiddetto decreto “aree idonee” aggiunge normativa a normativa e diverse Regioni sono sul piede di guerra, ritenendo violate le proprie prerogative in materia di urbanistica. Intanto sono state aggiudicate le aste per i nuovi impianti fotovoltaici a un prezzo garantito dal Gse. Siccome i ricavi di questi impianti sono proporzionali alle ore di sole disponibili, la corsa degli investitori è a collocarli nelle regioni meridionali. Sicilia, Puglia e Campania in primo luogo. Con il risultato che in molte ore e in molti giorni l’energia prodotta da questi impianti risulta in eccesso e deve essere “tagliata” da Terna che gestisce l’equilibrio del sistema elettrico. Quindi non viene immessa in rete, ma i proprietari degli impianti ricevono lo stesso il 100 per cento della remunerazione prevista.

 

Sembra un paradosso ma è così. Sono remunerato anche se l’energia che produco non serve. Forse prima di pensare a come accelerare la costruzione di impianti rinnovabili inutili bisognerebbe mettere mano a questa questione. Anche perché per ridurre il fenomeno della sovrapproduzione sono previsti ingenti investimenti in batterie per stoccare l’energia in eccesso e in elettrodotti per portarla là dove serve. Tutte spese che finiscono nella parte fissa della bolletta. Con il rischio che eventuali risparmi sul costo dell’energia consumata siano ampiamente compensati dall’aumento della parte non variabile della bolletta. Forse smetterla di discutere solo di autorizzazioni più o meno veloci e tornare invece alla sostanza della questione, cioè la sostenibilità e il costo del sistema elettrico, non sarebbe male.

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