Difendere la difesa

Dal Gcap passa il futuro dell'Europa come continente ancora rilevante

L'importanza dell'aereo da guerra di sesta generazione a cui lavorano Italia, Regno Unito e Giappone. La corsa contro il tempo, l'ostilità dell'industria della difesa americana e il timore di un disimpegno inglese. Tutti i rischi intorno al progetto

All’ingresso della fiera di Londra, un enorme capannone nella zona dei docks, affacciata su uno dei tanti porti fluviali della città, oggi dismessi e riconvertiti in appartamenti di lusso, i visitatori che il mese scorso sono arrivati in massa per il Dsei, il più grande e importante salone militare al mondo, hanno potuto vedere un modello, a grandezza naturale, del Gcap. Il super caccia del futuro (sesta generazione) non è un semplice aereo da combattimento, ma un sistema militare con tanto di droni e guida da terra. E, per una volta, vede l'Europa in testa: è un progetto Anglo-Italiano, di BAE Systems e Leonardo, che è stato poi allargato al Giappone, con Mitsubishi. “Qui si parrà la tua nobilitate” per scomodare il padre Dante: sul Gcap, l’Europa si gioca il futuro come continente ancora rilevante, dal punto di vista militare e geopolitico. Del caccia, che ha un costo stimato di 40 miliardi di dollari, se n’è iniziato a discutere quasi 10 anni fa, e allora il progetto si chiamava ancora Tempest. La novità presentata alla fiera il mese scorso è stata che ora i tre governi hanno messo in piedi un consorzio, chiamato GIGO dove ogni paese ha circa il 30%, e sono pronti a entrare nella fase operativa (tecnicamente con una subholding, Edgewing, che ha assegnato una commessa al gruppo, sempre interno, G2E, per la parte elettronica). L’obiettivo è di consegnare il primo aereo nel 2035. E’ una finestra temporale molto stretta: costruire da zero un aereo militare super sofisticato in soli 10 anni è un’impresa ardua. Dovrà essere una corsa contro il tempo.

 

Il calendario, però, è oggi il minore dei problemi, altri ben più seri si profilano all’orizzonte: c’è da capire se la Gran Bretagna, uno dei paesi cardine del progetto, ci crede ancora, nel Gcap. Nell’enorme corridoio di Excel, tra le centinaia di militari in divisa che affollavano i padiglioni, e ancora pochi giorni fa nella lussuosa sala ricevimenti dell’Ambasciata d’Italia a Londra, girava voce di un possibile disimpegno del Governo inglese. Significherebbe la morte nella culla del progetto. La cosa potrebbe facilmente essere liquidata come una bufala, se non fosse che il Primo Ministro Kier Starmer è in pieno corto circuito mentale: da una parte vuole più impegno militare in Ucraina, dall’altra il suo stesso governo sta rivedendo tutte le spese militari. È un atteggiamento che rivela una contraddizione insanabile, in grado di minare alle fondamenta il medesimo governo, gia peraltro traballante dopo le dimissioni della vice premier Angela Rayner e la prospettiva di nuove tasse (e altri tagli, forse proprio alla Difesa?) del ministro del tesoro Rachel Reeves.

Non bastasse il rischio di un sabotaggio domestico da parte di un paese pilastro del progetto, il Gcap deve vedersela anche con l’ostilità, sotterranea, degli Stati Uniti. Il caccia europeo di sesta generazione sarà l'aereo militare più progredito al mondo, e renderà obsoleto l'americano F35 che Washington sta vendendo alla medesima Europa e in giro per il mondo. Al Vecchio Continente converrà banalmente comprare i propri aerei ma soprattutto i governi stranieri preferiranno rivolgersi al Gcap piuttosto che al superato F35. La Lockeed Martin, il colosso americano degli armamenti che costruisce il caccia, si oppone ferocemente al super aereo europeo. Ora, però, gli Stati Uniti hanno trovato nel "pacifista” Starmer un insperato alleato: mentre i vertici militari inglesi parlano apertamente di una possibile guerra con Mosca, il Governo vuole tagliare le spese per la Difesa. Ufficialmente, Starmer ha annunciato il contrario: la spesa per gli armamenti salirà al 2,5 per cento del pil. Ma andando nel dettaglio, si vede che l’incremento sarà solo a partire dal 2027, tra due anni, mentre il Gcap ha bisogno di fondi subito, per rispettare la scadenza del 2035. Ancor peggio è che nella lista di priorità della spending review militare, dell’aereo non c’è traccia: figurano invece la deterrenza nucleare, armi all’Ucraina, AUKUS (il programma di sottomarini in Asia) e la sicurezza dei confini nazionali.

 

Nei medesimi giorni della fiera, a Londra, precisamente nelle Woolwich Barracks, la caserma della Royal Artilerly, era sbarcato anche Guido Crosetto, per partecipare all’E5, un vertice della Difesa tra 5 paesi, ospitato dalla Gran Bretagna. Il Governo Starmer, per il ministro italiano, è fonte di grattacapi: c’è da difendere Leonardo. Oltre ai dubbi su Gcap, il colosso di Stato della difesa ha anche in sospeso un’altra commessa sensibile, per gli elicotteri dell’esercito britannico. Gli italiani erano gli unici rimasti in gara e dunque l’assegnazione pareva cosa fatta, ma anche lì tutto è stato fermato dal “pacifista” Starmer.

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