
Ansa
Editoriali
Le traveggole di Landini su Ilva
Il leader della Cgil chiede più stato per l’acciaieria, dimenticando i disastri dello stato: dal 2023 al 2025 sono stati versati oltre 1,4 miliardi di euro per tenere in vita Acciaierie d'Italia. Nel frattempo, all'Ilva di Taranto, la produzione è ulteriormente crollata
A questi si aggiungono 200 milioni l’anno per la cassa integrazione “fine pena mai” di seimila lavoratori che non torneranno più in produzione. Tutto questo con Ilva già pubblica. Come pubblica è Dri Italia, società statale che con un euro di produzione spende 4,7 milioni, di cui 1,8 per il personale e 2,1 per servizi, oltre a centinaia di milioni in stipendi e consulenze, senza aver mai prodotto un chilo d’acciaio. Nel frattempo, facciamo notare a Landini, la produzione a Taranto è ulteriormente crollata: è acceso un solo altoforno, quello inaugurato dal ministro Adolfo Urso nell’autunno 2024 si è incendiato dopo sei mesi per lavori mal fatti, e la cassa integrazione è aumentata insieme ai costi. Se questo è “intervento diretto dello Stato”, per renderlo ancora più diretto bisognerebbe forse nominare Landini e Antonio Decaro nel cda. Ma tanto, come sempre, paga Pantalone. Landini, con tutto il rispetto, ma che stai dicendo?