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Il commento

I dazi colpiscono import ed export. Zoppas (Ice): “Ma gli effetti reali ci saranno soltanto nei prossimi mesi”

Francesco Gottardi

L’ultima analisi Istat registra un brusco calo del volume del commercio italiano, moda e agroalimentare i settori più colpiti. “I dazi stanno ridisegnando gli equilibri globali, spingendo i flussi di scambio su nuove rotte”, dice il presidente dell’agenzia Ice

L’effetto dazi è arrivato. Ora anche nei numeri: secondo l’ultimo rapporto Istat, ad agosto il volume del commercio italiano è diminuito significativamente rispetto a un anno fa nello stesso frangente. Le esportazioni calano del 2,7 per cento, le importazioni del 3,7. Un dato che riflette la forte contrazione delle vendite verso le aree extra Ue (-7,7 per cento), controbilanciato soltanto in parte da quelle entro i confini comunitari (+2,1). Il quadro è delicato, eppure l’Italia per ora sembra resistere. “Nonostante le problematiche legate ai dazi e al difficile contesto geopolitico, l’export del Made in Italy resta in zona positiva con i primi otto mesi del 2025 in crescita del +2,6%, rispetto allo stesso periodo del 2024”, dichiara dagli Stati Uniti Matteo Zoppas, presidente dell’agenzia Ice per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Fermo restando che questo è soltanto l’inizio, e agosto ha invertito la tendenza: “L’impatto reale dei dazi sul mercato non è ancora completamente visibile. Questo perché i dazi stanno ridisegnando gli equilibri commerciali globali, spingendo i flussi di scambio su nuove rotte. Non si tratta solo di riequilibrare i rapporti tra Usa ed Europa: bisogna considerare anche come stanno cambiando i rapporti commerciali tra Usa e resto del mondo, e tra Europa e resto del mondo. È uno scacchiere complesso e ancora in evoluzione. Il risultato lo possiamo leggere nei prossimi mesi”.

Intanto però i primi effetti reali delle tariffe di Trump sono notevoli, a partire da chi ha iniziato questo braccio di ferro macroeconomico: sempre ad agosto, l’export verso gli Stati Uniti è crollato del 21,1 per cento. Soltanto Turchia (-25,9) e Cina (-16,3) hanno registrato un andamento peggiore. Secondo l’Istat, rispetto ai mesi precedenti, il calo complessivo è soltanto in parte congiunturale. E come dice Zoppas, il resto lo vedremo soltanto in futuro. “A livello di comparti italiani”, aggiunge il numero uno di Ice, “continua la fase critica della moda con un calo del 19,1 per cento, per ragioni strutturali. L’agroalimentare invece (-22,8) è penalizzato soprattutto dai dazi. Resta in difficoltà anche la meccanica, mentre una grande spinta arriva dal farmaceutico”.

Altra dinamica sotto osservazione: “Ancora predominante è la logica di stoccaggio con l’effetto di sell-in e sell-out. Questa situazione ha causato un clima di attesa e incertezza prolungato durante il quale l’aumento dei dazi non è ancora stato trasferito sui prezzi al consumo, essendo stato in parte assorbito dalla catena distributiva”. Dunque, spiega Zoppas, il mercato potrebbe essere concretamente frenato nei prossimi mesi qualora si verificasse un aumento dei prezzi. “In particolare se il rapporto euro-dollaro continuerà a rappresentare un ulteriore svantaggio competitivo che si aggiunge ai dazi”. E viste le dinamiche degli ultimi tempi, non sembra uno scenario implausibile.

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