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I Dati

Export e import in frenata: il commercio italiano fatica dopo i dazi

Davide Mattone

Mercato Italia-paesi extra Ue: l'Istat registra una marcata flessione tra luglio e agosto per le esportazioni (- 8,1 per cento) e per l'importazioni (-7,1 per cento). Le vendite verso gli Usa crollano del 21,2 per cento su base annua, mentre le importazioni dagli Usa segnano un +68,5 per cento difficile da spiegare

Come ci si poteva aspettare, le esportazioni italiane ad agosto hanno subito un brusco calo. Le stime provvisorie dell’Istat “Commercio estero extra Ue” per agosto raccontano una storia che non sorprende, ma che merita di essere spiegata. L’interscambio commerciale dell’Italia con i paesi extra Ue a 27 membri registra per agosto una flessione congiunturale (cioè rispetto al mese precedente) in valori monetari, marcata sia per le vendite all’estero (export, -8,1 per cento), che per gli acquisti dall’estero (import, -7,1 per cento). 

Ma perchè si è registrata questa forte diminuizione? La ragione principale è il fenomeno del “front loading”: vale a dire l’anticipazione delle spedizioni verso gli Stati Uniti, per aggirare l’imposizione dei dazi annunciati dall’amministrazione Trump. Il fenomeno è stato trainato, però, anche dalle stesse aziende americane. Gli importatori statunitensi hanno anticipato gli ordini, per posticipare i rincari sui prezzi, in quanto, l’aumento dei dazi, che viene pagato inizialmente dagli importatori americani, viene poi riversato sul prezzo finale dei beni. Il risultato è un vuoto che si riflette sui dati export, quando quelle esportazioni che sarebbero state regolari sono venute a mancare, lasciando un segno netto sui numeri.Di conseguenza, ci si potrebbe aspettare ulteriori flessioni congiunturali per settembre e ottobre, o almeno finché le scorte (stock) americane non si esauriranno.

Secondo i dati del Wto pubblicati ad agosto, le importazioni statunitensi sono cresciute del 14 per cento nel primo trimestre 2025 a causa del front loading, e sono poi crollate del 16 per cento nel trimestre successivo. L’aliquota effettiva media dei dazi americani sui beni in arrivo negli Usa ha raggiunto il 19,5 per cento registrato ad agosto: il livello più alto dal 1933, ovvero dopo il famigerato Smoot–Hawley Tariff Act.

Ma su base annuale, i numeri confermano la debolezza delle vendite italiane verso quasi tutti i partner extra Ue. Guardando sempre ad agosto 2025, le esportazioni verso gli Usa sono crollate del 21,2 per cento su base tendenziale (cioè rispetto allo stesso mese dell’anno precedente) in valori monetari. Solo l’export verso Regno Unito e Svizzera si distingue grazie a un modesto  aumento, rispettivamente del 4,9 per cento e del 4,7 per cento. 

Dal lato delle importazioni, l’arretramentotendenziale ad agosto riguarda quasi tutte le provenienze. Tra queste spieccano l’import dal Regno Unito, con una diminuizione del 36,6 per cento, e dai paesi Opec, 27,1 per cento. In particolare, la diminuizione in valori monetari dell’import dai paesi Opec potrebbe derivare dal declino del prezzo del petrolio rispetto all’anno precedente.

L’eccezione, in termini di import su base tendenziale, è rappresentata dai paesi Asean, con una crescita del 13,6 per cento. Ma, soprattutto, dagli Stati Uniti, che mostrano un aumento delle importazioni rispetto ad agosto 2024 di un sorprendente 68,5 per cento in valori monetari. L’aumento delle importazioni dagli Stati Uniti potrebbe essere giustificato da acquisti extra da parte di imprese italiane, forse per anticipare scorte di gas (Gnl) o macchinari. Tuttavia, secondo verifiche interne, non ci sarebbero stati incrementi di import di gas e petrolio ad agosto tali da giustificare questo aumento. Occorre attendere i prossimi dati Istat, disaggregati per voce merceologica, per capire se il balzo riguardi materie prime o macchinari, o sia il segnale di un’inversione dei flussi commerciali al netto dei dazi. 

Infine, guardando al trimestre giugno-agosto 2025 rispetto al precedente trimestre, l’export rimane sostanzialmente stazionario, con una lieve flessione dello 0,1 per cento. L’import cala dello 0,8 per cento, con riduzioni generalizzate nei vari raggruppamenti. Questo conferma che, se il front loading ha probabilmente drenato parte della domanda futura, una vera ripresa di traffico commerciale non si è ancora manifestata. 

Per l’Italia, uno dei paesi europei più esposti all’export, è un segnale di fragilità strutturale: la politica commerciale dell’amministrazione Trump è ormai un dato di fatto. Il saldo commerciale extra Ue per agosto è stato pari a 1.777 milioni di euro, inferiore rispetto agli 2.794 milioni dello stesso mese del 2024. Ciò significa che l’Italia continua ad avere un avanzo commerciale con i paesi extra Ue (ossia esportazioni superiori alle importazioni), ma questo avanzo si è ridotto. Se non si dovessero trovare nuovi mercati di sbocco, e dunque aprirsi a nuove rotte e clienti, i prossimi dati rischiano di seguire questo trend negativo. 

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