(foto Ansa)

tra italia e usa

Fanatics vs Panini. La guerra americana per il controllo delle figurine

Giuseppe De Filippi

Dalle figurine Panini nasce una battaglia miliardaria: Fanatics sfida l’azienda modenese con contratti esclusivi e poaching di tecnici, mentre l’antitrust Usa valuta le mosse del colosso americano

Se credevate che fosse lo sviluppo dell’intelligenza artificiale il settore in cui le aziende si contendono i migliori tecnici con più determinazione e con le offerte economiche più ricche vi sbagliavate, perché bisogna scendere di molti gradini sulla scala della complessità tecnologica e arrivare alle figurine, sì quelle che una volta erano limitate ai calciatori, per trovare una lotta in corso ancora più spietata e milionaria e condotta con le peggiori tecniche del poaching, cioè della caccia di frodo tra i dipendenti di altre aziende per portare via competenze, esperienze, relazioni. Questa durissima partita suona familiare perché la società, purtroppo più piccola e perciò esposta a micidiali attacchi e colpi bassi, è l’italiana Panini. Mentre a prendere l’iniziativa per conquistare tutto il settore delle sport cards è uno dei giganti del settore dei prodotti sportivi, l’americana Fanatics.

 

Panini è in America da decenni e ha sviluppato ottime relazioni, grazie alle quali, anche quando le prospettive di mercato sembravano in calo, sono arrivati accordi con le maggiori leghe sportive per i diritti sulle immagini dei giocatori e delle giocatrici. Accordi a lungo termine, alcuni ancora lontani dalla scadenza, che hanno portato a una posizione di forza mentre gli appassionati delle raccolte di figurine crescevano e diventava impressionante il fenomeno della crescita di valore di singoli pezzi rari, con un fiorente mercato parallelo delle emissioni storiche. Grazie, va riconosciuto, soprattutto alla spinta della Panini il settore delle figurine negli Stati Uniti ha raggiunto un giro d’affari da oltre 50 miliardi di dollari. Comprensibile che le mire di grandi aziende attive nel settore sportivo siano diventate incontenibili. Mancavano le competenze, ma al quartier generale della Fanatics si sono detti che produrre e distribuire piccole fotografie, con speciali supporti e stampa ad alta qualità, non sarebbe stato un compito troppo difficile. Mentre per quanto riguardava i contratti con le leghe si trattava solo di rilanciare a suon di milioni in più. Ma in entrambi i casi il cammino è stato accidentato. Per la parte tecnica i tentativi di realizzare in casa una linea produttiva in grado di vincere sul mercato sono stati accantonati e si è passati, come si diceva, alla tecnica della caccia di frodo di bravi collaboratori altrui. Decine di ottimi tecnici della Panini sono stati convinti con ottimi ingaggi a cambiare azienda. E su questa pratica, regolata con una certa durezza dalle leggi americane, si è concentrato uno dei ricorsi della Panini all’antitrust. Mentre il secondo appello alla tutela della concorrenza riguarda l’appropriazione di contratti in esclusiva con le principali leghe sportive, accordi che sembrano scritti proprio per far fuori i concorrenti più piccoli. Nella logica giuridica dell’antitrust americano sono tentativi di difesa con una buona possibilità di ottenere risultati. E la richiesta di compensazione dei danni economici è molto ingente. Per avere un’idea del mercato la Panini l’anno scorso solo con i giocatori della lega del basket Nba ha venduto figurine per 500 milioni di dollari. Lo certifica anche la proposta di acquisto che Fanatics aveva fatto arrivare a Panini all’inizio della competizione dura tra le due aziende e che aveva superato i 2 miliardi di dollari. Era il 2022 e l’offerta economica era ancora più interessante perché comprendeva anche tutti i restanti anni di contratti già firmati con le leghe sportive.

Ora il valore complessivo potrebbe anche essere sceso perché quei contratti sono più vicini alla scadenza, ma così si prova anche il carattere aggressivo della concorrenza messa in atto da Fanatics contro Panini. Una bella sfida per chi ama la competizione capitalistica e un salto nel mondo opposto al digitale, con la interessante crescita di valore di oggetti fisici, riconoscibili e fatti in serie. Mentre i paralleli tentativi digitali, come i token non fungibili, non hanno avuto altrettanto successo.

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