Foto ANSA

una uscita elegante

Gedi è in vendita

Stefano Cingolani

Non solo Vivendi. Adesso c’è anche una pista greca nelle trattative di John Elkann per cedere Rep & Co.

La vendita del gruppo Gedi sta entrando nella fase operativa ed è sottoposta ad alcune condizioni, finanziarie ed editoriali. Quanto valutare nel suo complesso il gruppo editoriale che ha chiuso il 2024 con un fatturato di 224 milioni di euro e 15 milioni di perdite, e quanto le singole parti? Se le radio (Deejay e Capital) e la concessionaria Manzoni vanno bene, lo stesso non si può dire dei giornali, la Repubblica e la Stampa. Ma i soldi non sono tutto. I due quotidiani restano il secondo e il quarto in Italia tra copie cartacee e digitali, lo mostrano gli ultimi dati dell’Agcom. E John Elkann vuole una uscita elegante

 

              

 

E’ sfumato il desiderio, più volte annunciato, di creare un polo editoriale di respiro internazionale (Elkann è il principale azionista dell’Economist con il 43 per cento). Non ha funzionato quando era l’azionista di riferimento della Rcs ceduta a Urbano Cairo, non ha preso corpo nemmeno con Gedi. Ma una cessione che non sia una sconfitta richiede un acquirente solido, per bene e non provinciale. La cordata guidata dal manager Claudio Calabi già amministratore delegato della Rizzoli e del Sole 24 Ore, è finora la più consistente e potrebbe avere come investitore, puramente finanziario e non di maggioranza, Vivendi, che ha chiuso la sfortunata partita Tim vendendo alle Poste e attende di dire addio anche a Mediaset (è in corso un contenzioso giudiziario). Il gruppo francese oltre a tv e musica ha preso anche i giornali del gruppo Lagardère (Paris Match ed Elle). Il Foglio lo ha scritto, finora Vivendi non ha parlato.

Adesso voci dal sen fuggite spirano niente meno che dall’Egeo. Si tratterebbe dell’Antenna Group noto anche come Ant1, che fa capo alla famiglia Kyriakou da quattro generazioni protagonisti nel traffico marittimo della Grecia. Fondato nel 1989 da Minos Kyriakou, dopo la sua morte nel 2017 è guidato dal secondo figlio Theodore, 51 anni, mentre Xenophon di due anni più grande guida la compagnia marittima. Il gruppo Antenna possiede uno dei primi canali televisivi privati e trasmette a Cipro, in Romania, Polonia, Ungheria, Repubblica ceca nei Balcani, una catena di radio anche a Cipro e in Romania, una società di servizi, Daphne Communications. Gli armatori in Grecia sono ancor oggi i più importanti uomini d’affari e passano dalle navi ai media con facilità. Evangelos Marinakis possiede i quotidiani più diffusi Ta Nea e To Vima e la rete televisiva Mega Channel; la famiglia Alafouzos controlla lo storico quotidiano Kathimerini, oltre a tv e radio con lo Skai group. 

Antenna si definisce un gruppo internazionale, ma finora non ha mai provato a entrare in un mercato dell’Europa occidentale, e molti trovano bizzarro che cominci proprio dall’Italia dove i media in genere e la stampa in particolare sono un campo molto arato, persino troppo, da editori che eccellono in altri mestieri (Cairo resta la maggiore eccezione). E’ chiaro che se fosse confermata la sua partecipazione, Ant1 farebbe parte di una cordata diversa da quella Calabi. Abbiamo provato a contattare Antenna Group, ma non abbiamo ricevuto risposta. Il suo presidente Theodore Kyriakou ha studiato negli Stati Uniti (alla Georgetown University) e si è trumpizzato. Mostra con orgoglio la sua foto con Donald Trump e l’emiro del Qatar scattata il 15 aprile scorso: era tra i pochi ospiti super selezionati alla cena ufficiale offerta da Tamim al Thani. Anche il padre, conosciuto come Minos Kyriakou, aveva studiato negli States, alla Columbia University, ma era stato educato in Francia e in Svizzera, parlava inglese, francese, tedesco, spagnolo, italiano, polacco e russo, oltre ovviamente al greco. Theodore “solo” inglese e francese. Minos era conosciuto all’estero soprattutto perché aveva presieduto le Olimpiadi di Atene nel 2004, quelle che secondo alcune ricostruzioni hanno dato il la alla crisi greca che ha tirato con sé in una reazione a catena, Spagna, Italia e l’intera zona euro. 

La ricerca del partner internazionale è un puro fiore all’occhiello per Exor? Non del tutto, Elkann ha favorito l’accordo con OpenAI, una “partnership strategica” per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, aprendosi alla nuova frontiera dell’informazione. Ma è difficile per un gruppo estero entrare in modo così evidente nel mondo chiuso dei media italiani. E non è all’orizzonte nemmeno una operazione simile a quella tedesca con lo storico gruppo Springer, che ha ceduto al fondo americano Kkr gli annunci e le attività collegate, per mantenere nelle mani della famiglia i giornali bandiera Bild e  Welt. Ma in Germania la crisi della stampa è meno pesante: nella patria di Gutenberg giornali e libri tengono ancora.