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Editoriali

Iva d'artista. Tra tagli strutturali e problemi di metodo e merito

Redazione

Il governo riduce le tasse sulle opere d’arte dal 22 al 5 per cento, ma l’aumenta su assorbenti femminili, pannolini, latte per l’infanzia e seggiolini per auto

Con l’ultimo dl Economia, insieme al rinvio per sei mesi della Sugar tax, il governo ha ridotto strutturalmente l’Iva sulla vendita delle opere d’arte dal 22 al 5 per cento. In generale, quando si abbassano le imposte è sempre una buona notizia, soprattutto in un paese con la pressione fiscale altissima come l’Italia. Ma questa scelta del Consiglio dei ministri presenta un problema di metodo e uno di merito. Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha esultato per essere riuscito a far passare una misura fortemente voluta dal settore (galleristi, antiquari, artisti, restauratori, etc.) che ha l’obiettivo di rendere più competitivo il mercato italiano rispetto ad altri paesi europei, come Francia o Germania, che avevano già un regime fiscale agevolato rispettivamente al 5,5 e 7 per cento. Il problema di metodo è che, a oggi, non si conosce un dato sulla misura: né il costo (la relazione tecnica è ancora in fase di elaborazione) né l’impatto. Gli unici dati, diffusi dal ministero, sono di uno studio di Nomisma, commissionato dall’industria dell’arte, che parla di un “effetto  moltiplicatore pari a 2,8”.

Sarà un caso, ma è esattamente lo stesso “effetto moltiplicatore”, sbandierato da Giuseppe Conte, che Nomisma attribuiva al Superbonus. Si è poi visto come è andata a finire: si è moltiplicato il deficit. Possibile che un governo si faccia dettare dai portatori d’interessi sia le misure sia le stime, senza alcun filtro o valutazione autonoma? Il secondo problema è di merito. Dopo averla abbassata al 5 per cento con la legge di Bilancio 2023, l’anno dopo il governo Meloni ha riportato l’Iva al 10 per cento su assorbenti femminili, pannolini e latte per l’infanzia e al 22 per cento per i seggiolini per auto. Pur considerando che il taglio dell’Iva non è il metodo più efficace per aiutare le famiglie più povere, e che quindi quella misura prevista nel programma del centrodestra aveva dei limiti, di certo è strano un paese in cui l’Iva sui pannolini per i neonati è il doppio rispetto a quella per l’acquisto di opere d’arte. Forse il problema è che la merda dei bambini non è “d’artista”.