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Dopo l'attacco usa

I timori del governo per i prezzi dell'energia: Pichetto Fratin: “Possibili rincari su gas e petrolio”

Redazione

La guerra in medio oriente e le minacce di un blocco dello Stretto di Hormuz preoccupano per le ripercussioni sul fronte energetico. “L'Italia ha le risorse per sostituire il flusso che verrebbe a mancare. Ma certamente pagheremmo l'aumento del prezzo”, osserva il ministro della Sicurezza energetica. “Il carbone è una riserva aurea, non si può eliminare”

Dopo l'attacco statunitense in Iran, aumentano i timori su un possibile blocco dello Stretto di Hormuz da parte di Teheran: "Rischiamo un 20 per cento di gas e un 30 per cento di petrolio in meno”, ha detto Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, in una intervista a La Verità. Si tratta infatti di una rotta insostituibile del mercato petrolifero globale, da cui passano le esportazioni di petrolio di Arabia Saudita, Iran, Iraq e Kuwait, vale a dire circa il 25 per cento delle forniture mondiali trasportate via mare. Ma è un'arteria altrettanto preziosa anche per il mercato del gas: da Hormuz infatti passa quasi il 20 per cento delle esportazioni globali di gas naturale liquefatto (Gnl), proveniente principalmente dal Qatar ma anche da Bahrain, Eau e Kuwait. La sua chiusura è stata più volte minacciata dal regime iraniano, nonostante non sia mai stato in grado di bloccare del tutto il passaggio delle navi. Eppure, i rischi rimangono piuttosto alti. 

 

              

 

“L'Italia ha le risorse per sostituire il flusso che verrebbe a mancare. Ma certamente pagheremmo l'aumento del prezzo, con l'aggiunta di una speculazione 'cattiva' – ha aggiunto il ministro – se vi fosse un'emergenza dovremmo usare mezzi straordinari". Le strade a disposizione sono diverse: “Modalità tecniche e ricorso al bilancio dello stato. Disaccoppiare il prezzo del gas da quello dell'elettricità, per proteggere i consumatori dai bruschi sbalzi del mercato. Fornire alle imprese sconti sui prezzi, con modalità di restituzione nei decenni successivi, autorizzare contratti a termine". Un coordinamento fra mercati europei del gas sarebbe una risorsa in più, ma per Pichetto si tratta di una strada “difficile” da imboccare “perché i paesi hanno situazioni diverse. La Francia per esempio non ha interesse ad essere della partita, avendo autonomia energetica con il nucleare. La Spagna si è attrezzata in proprio, e anche lei continua con il nucleare. L'Italia, come la Germania, deve continuare a incrociare il gas con le rinnovabili e il carbone".

Di fronte a una simile frammentazione, “dal punto di vista energetico, il carbone è un po' la riserva aurea – ha osservato Pichetto Fratin – non c'è convenienza ad utilizzarlo, ma non lo puoi eliminare. Chi si fida, in quadro geopolitico come quello di oggi, a gettare via una riserva di sopravvivenza? È il nostro fondo di emergenza”.