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Energia e mercati
La concorrenza fa bene, l'interventismo dei politici non tanto. I numeri di Arera
L'ultima relazione annuale dell’Autorità di regolazione dell’energia offre un ritratto di un settore schiacciato tra i venti di crisi e i contraccolpi della politica, che vuole la decarbonizzazione ma si spaventa del costo e ne rifiuta le conseguenze. Ma nonostante gli shock, i mercati hanno dimostrato un'inaspettata capacità di adattamento
Stefano Besseghini, il presidente dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), ha usato l’ultima relazione annuale del suo mandato, illustrata ieri, per lanciare due avvertimenti: alla politica contro i suoi miraggi e agli operatori contro i loro opportunismi. Se le condotte delle imprese hanno a che fare con la patologia del sistema, gli abbagli dei politici ne sono invece la fisiologia.
Besseghini ha fatto riferimento all’indagine sui prezzi dell’energia, che doveva uscire a marzo e che invece sarà rilasciata nelle prossime settimane (come, del resto, il testo integrale della Relazione annuale). “E’ necessario rafforzare l’attività di monitoraggio continuo – ha detto – in grado di dare segnali, anche sanzionatori, al mercato”. Ha poi fatto riferimento “a una prima verifica svolta su un solo operatore nel corso del 2022”, di cui non risulta alcun elemento pubblico né di monitoraggio né sanzionatorio: sarà interessante capire di cosa si tratta.
L’altro richiamo riguarda la malattia professionale dei politici, cioè la presunzione di pianificare il futuro nei minimi dettagli, rifiutando gli esiti dei mercati o imponendo una strada che rispecchia unicamente i pregiudizi dei decisori (anche riguardo a tecnologie ancora in divenire, senza che uno standard sia emerso nettamente). E’ il caso della caotica discussione sul “disaccoppiamento” dei prezzi dell’energia elettrica da quelli del gas, elegantemente tolto dal tavolo. Besseghini dà finalmente spazio a un dubbio sugli effetti di lungo termine dei meccanismi di supporto alle specifiche tecnologie, come i celebrati contratti alle differenze: “Una domanda ineludibile è se e quanto siano in grado di esplorare il corretto prezzo del bene scambiato in un contesto concorrenziale, non esponendosi a situazioni di scarsità di offerta”. Per la stessa ragione, invita a ragionare sulla transizione a 360 gradi (nucleare incluso). E, per quanto riguarda la proroga delle concessioni per la distribuzione elettrica, sottolinea quanto l’Arera aveva già scritto nei documenti tecnici, cioè che sarebbe “opportuno minimizzare, se non annullare” il canone concessorio ribaltato in bolletta.
Il ritratto che offre è quello di un settore schiacciato tra i venti di crisi e i contraccolpi della politica, che vuole la decarbonizzazione ma si spaventa del costo e ne rifiuta le conseguenze. Questa torsione emerge anche dall’andamento dei mercati retail: da un lato i prezzi sul libero mercato sembrano superiori a quelli tutelati, dall’altro la migrazione dei consumatori verso il mercato libero prosegue e anzi accelera. La realtà è che queste offerte non sempre sono direttamente confrontabili, perché la maggior parte contiene elementi aggiuntivi di servizio (quali il prezzo fisso, la garanzia di energia 100 per cento green o ulteriori servizi). I clienti sanno cosa vogliono e le imprese cercano di offrirglielo: i mercati sanno adattarsi ai vincoli. Infatti la concorrenza cresce, la concentrazione dei mercati cala e così fanno i prezzi (“l’Italia è tra i paesi che hanno sperimentato la riduzione maggiore dei prezzi lordi dell’energia elettrica per i clienti domestici”).
Ad appesantire la spesa, per famiglie e imprese, è “l’aumento della componente relativa a oneri, imposte e tasse (+15 per cento)” che “rappresenta oggi la più elevata tra i paesi analizzati con un +134 per cento rispetto alla Francia e +65 per cento rispetto alla media dell’area euro”. Ancora una volta, la politica s’indigna, il mercato s’adegua e i cocci sono dei consumatori. Besseghini dedica considerevole spazio ai settori dell’acqua e dei rifiuti: lontano dai riflettori, stanno conquistando un orizzonte di certezza necessario agli investimenti. Con la fine del Pnrr nel 2026, il grosso dei finanziamenti dovrà necessariamente arrivare dalle tariffe versate dai consumatori.
La relazione si conclude come il mandato dell’attuale collegio: senza sbavature e senza retorica. Besseghini racconta una realtà complessa, in cui i mercati hanno reagito a shock enormi, legati agli eventi internazionali, alle forzature della politica e ai cambiamenti tecnologici. Ma hanno anche dimostrato una forse insospettata capacità di adattamento, al di là delle patologie comportamentali e nonostante un interventismo tanto fisiologico quanto pervasivo. Come dice Tirzan, il camionista interpretato da Diego Abatantuono in “Eccezzziunale veramente”, quando una mucca si scansa dalla strada per far passare il tir: “La mucca sarà anche sacra, ma non è mica fessa”.